ROCKY III

Philadelfia. Rocky Balboa (Sylvester Stallone) è il campione del mondo dei pesi massimi, sposo e padre felice.

Ormai elevato a rango di idolo, ricco sfondato grazie alla pubblicità ma (si dice così?) prigioniero del proprio mito: la sua città gli ha persino dedicato un monumento, e Rocky, nel discorsetto di circostanza, ha garantito che non tradirà mai lo sport della boxe.


Finito alla pari un incontro per beneficenza con un gigantesco campione di lotta libera, Rocky sarebbe ben disposto ad andare finalmente in pensione, chi glielo fa fare di tornare sul ring?


Chissà, forse l'incompatibilità con le pantofole, a cui si uniscono le sbruffonerie del gigante nero Clubber Lang (Lawrence Tero) che lo provoca, titillandone l'orgoglio.

E Mickey (Burgess Meredith), il manager fedele, l'allenatore di sempre, non soltanto lo sconsiglia d'accettare la sfida ma gli fa capire che ha conquistato il titolo di campione del mondo grazie a un'accorta amministrazione degli incontri.

Convinto di poter mettere ko lo spocchioso rivale, si prepara malvolentieri e le busca di santa ragione, mentre il suo fido allenatore finisce in ospedale per un infarto.

A dargli nuova spinta sarà proprio l'acerrimo nemico di sempre, Apollo Creed (Carl Weathers), che lo allenerà.
Squillino le trombe: rivincita mondiale. Chi vincerà?


Tutto abbastanza già visto in ROCKY III, terza tappa del dramma sentimental-sportivo con gli stessi personaggi, la solita moglie (Talia Shire) e il cognato balordo (Burt Young) tra gli altri, gli stessi incredibili cazzotti ammazzabisonti e la demogagia d'accatto.

Ma la favola di ROCKYverrà spremuta ancora come un limone.