I SOLITI IGNOTI

Roma, dopoguerra. A regina Coeli il pugile suonato Peppe "Er Pantera" (Vittorio Gassman), sbruffone e balbuziente, soffia al pregiudicato Cosimo (Memmo Carotenuto) il piano per svaligiare un monte dei pegni di seconda mano.

Poi con un manipolo di scalzacani arruolati nel sottobosco criminale dei più sgangherati, il ladruncolo Mario (Renato Salvatori), professione perditempo, l'ex stalliere Capannelle (Carlo Pisacane), afflitto da una fame atavica, il siculo "uomo d'onore" Ferribotte (Tiberio Murgia), gelosissimo della stupenda e blindatissima sorella Carmela (Claudia Cardinale), e il fotografo Tiberio (Marcello Mastroianni), che bada al pupo mentre la moglie è in prigione, va a lezione di grimaldello dallo scassinatore in pensione Dante Cruciani (Totò).

Vedrete che attuare questo colpo con basi “scientifiche” sarà una passeggiata visto che si tratta di scassinare una cassaforte in tutta tranquillità.

Impossibile non venerare questo film, un classico intramontabile.

Inutile negarlo I SOLITI IGNOTI è un capolavoro, un insuperato capostipite della commedia all'italiana (anche se qui parlare di commedia forse sembra riduttivo nda) dove lo spasso tocca punte irresistibili grazie a un Vittorio Gassman che dimostra di essere un comico di prima classe (oltre che un gigione coi fiocchi) e un paio di caratteristi di rara simpatia.

Un cast che riunisce il meglio del cinema italiano di quei tempi (e quasi certamente di tutti i tempi nda), con grandi primedonne, ma anche sublimi caratteristi e soprattutto professionisti, che da grandi attori non si rubano mai la scena, capaci di far ridere, sorridere ma anche commuovere.

E il breve siparietto di Totò (ciliegina sulla torta) in versione professore universitario dello scasso resta indimenticabile.

Ci sono idee, ritmo, affiatamento, tutto funziona perfettamente dal primo all'ultimo fotogramma.

Grande Mario Monicelli. E come spesso accade col regista, le risate si accompagnano ad amare riflessioni sulla vita e le miserie umane (materiali o spirituali che siano).  

Il confronto con i film italiani attuali è desolante, ma non ci piace sparare sulla Croce Rossa.

Da rivedere sempre e tramandare ai posteri.