IL GIOIELLINO

Nord ovest d'Italia, 1992. Ernesto Botta (Toni Servillo), uomo gelido, irritabile e taciturno, è ragioniere presso la Leda, azienda agro-alimentare di cui è fiero l'imprenditore Amanzio Rastelli (Remo Girone), un 'gioiellino' quotato in Borsa e lanciato con disinvoltura su nuovi mercati internazionali.

Abile nelle battaglie finanziarie e nelle alchimie di bilancio, Botta fa quadrare il cerchio, affiancato dalla scalpitante nipote del patron fresca di master Laura Aliprandi (Sarah Felberbaum), e fa il lavoro sporco, ritagliandosi poche ore per un bicchiere di vino pregiato, un amplesso verticale sbrigativo e una conversazione in inglese su musicassetta.

Costruita la propria fortuna su latte, merendine e biscotti, i Rastelli, riveriti e rispettati, frequentano casa, chiesa e azienda con la medesima devozione, circondandosi di politici ed ecclesiastici.

Nel tempo libero gestiscono squadre di calcio, sfrecciano con le Lamborghini sulle strade della provincia, restaurano monumenti, finanziano la cultura, sostengono gli enti morali, sperimentano attività turistiche e naturalmente accumulano debiti.

Impossibile tener dietro alle smanie di grandezza del capo.

Infatti la condotta spregiudicata e irresponsabile li condurrà in pochi anni sull'orlo del fallimento. Ma Ernesto Botta, stakanovista dell'intrallazzo, ha un asso nella manica e un piano di 'lunga conservazione': gonfiare i bilanci aziendali e inventarsi il denaro.

IL GIOIELLINO è un intricato, avvincente e crudele dramma, il cui riferimento al crac Parmalat è evidente, anche se qui l’azienda in rosso si chiama Leda e la città investita dallo scandalo non è Parma, ma Acqui Terme (mai citata).

Andrea Molaioli racconta le origini del clamoroso imbroglio, inizialmente quasi casuale, che spinse l’azienda alimentare del candido e incosciente patron, timoniere il gelido capo contabile, verso il baratro.

Due personaggi privi di morale e due interpretazioni magistrali dell'eccellente Remo Girone nel ruolo di simil Calisto Tanzi e del perfetto, antipatico, efficientissimo ed amorale Toni Servillo.

Un film molto appassionante e intenso, pur se dallo stile freddo ed aristocratico, che non solo racconta decentemente lo scandalo Parmalat, ma elabora un affresco di alto livello sul Paese.

Lascia interdetti solo per l'apparente occhio di indulgenza per i peccatori (anche perché non fa cenno di creditori e risparmiatori) : Calisto Tanzi sembra più un bonaccione casa e chiesa più che uno che ha fatto sparire miliardi.