ROCKY

Filadelfia. Il mediocre pugile dilettante senza futuro Rocky Balboa (Sylvester Stallone) per mantenersi arrotonda i magri incassi facendo il tirapiedi di uno strozzino italoamericano, gangster da quattro soldi, col ruolo di esattore.

In mezzo alla sua vita disastrosa, dove è ritenuto un avanzo della società che non concluderà nulla di buono, flirta stancamente con la spigolosa Adriana (Talia Shire), la commessa del negozio di animali nonchè sorella del suo migliore amico Paulie, che rappresenta in realtà la sua unica speranza di un lampo di qualcosa che possa chiamarsi vita.

Si allena di malavoglia sotto l'occhio distratto dell'anziano Mickey (Burgess Meredith), un sessantaseienne ex pugile che gestisce la palestra del quartiere. Ma ecco che l'occasione della vita bussa alla porta: all'ultimo il campionissimo dei massimi, l'imbattibile Apollo Creed (Carl Weathers) resta senza sfidanti e proprio a lui, per una borsa di 150.000 dollari, viene offerta la parte di sfidante ufficiale.

Il ragazzo si infila spavaldo i guantoni, anche e soprattutto per amore di Adriana, e prende un sacco di botte, però conquista l'America e il cuore della sua bella.

ROCKY è un piacevole, e a tratti appassionante, dramma dal sapore di favola, o sogno americano, se preferite, con velleità sociologiche. Sotto la regia (e le musiche trascinanti di Bill Conti, che fece milioni di dollari con una colonna sonora che ha fatto epoca) di John G. Avildsen , si trattò di un film a basso costo che fu premiato con 3, forse esagerati, Oscar (regia, miglior film e montaggio), 6 altre nomination e un vasto successo internazionale, finendo per fare incassi stratosferici

Anche se la storia è ben poco credibile (pugilisticamente chiaramente non sta nè in cielo nè in terra) si segue con partecipazione e segna, sulla scia lontana dell'ottimismo di Frank Capra, il ritorno ai grandi miti istituzionali di oltreoceano: chiunque in America abbia abbastanza cuore e buone ragioni, può fare l'impossibile.

Indimenticabile per alcune sequenze notevoli tra cui quella dell'allenamento in esterni (la corsa sulla scalinata accompagnata dal motivo "Gonna Fly Now" o "ADRIANAAAA"). Il quasi esordiente Sylvester Stallone, anche autore della sceneggiatura, allora sembrava un attore e divenne una superstar.

Ha avuto 5 seguiti, non sempre all'altezza, purtroppo.

"In fondo chi se ne frega se perdo questo incontro, non mi frega niente neanche se mi spacca la testa, perché l'unica cosa che voglio è resistere, nessuno è mai riuscito a resistere con Creed, se io riesco a reggere alla distanza e se quando suona l'ultimo gong io sono ancora in piedi... se sono ancora in piedi io saprò per la prima volta in vita mia che... che non sono soltanto un bullo di periferia. "