UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA

Los Angeles, estate. Mamma mia, che caldo torrido. Già nervosetto per i fatti suoi, ha perso il lavoro e la moglie divorziata Beth (Barbara Hershey) non gli fa vedere la bambina, il poco malleabile Bill Forester (Michael Douglas) rimane bloccato con l'auto in un immenso ingorgo.

Scende, chiude la macchina e “va a casa” con una passeggiata di quaranta chilometri che si trasforma in un'odissea violenta.

Occhio ragazzi non fatelo incavolare.

Come non detto: sfascia a mazzate il negozio di un coreano disonesto, fa il contropelo a due teppistelli portoricani e per punire un barista troppo pignolo rade al suolo una tavola calda.

Via giacca e cravatta, per il bazooka occorre stare comodi.

A quella di Bill fa da riscontro la vicenda parallela del poliziotto pensionando Martin Prendergast (Robert Duvall) al suo ultimo giorno di servizio.

È lo scafato sbirro quasi pensionato che intuisce l'itinerario di sangue e violenza che Bill traccia attraverso la città.

E adesso come lo fermo?

Tirato come un cavo ad alta tensione, UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA è un dramma metropolitano di Joel Schumacher, che se la prende con le minoranze etniche solleticando gli istinti più bassi dello spettatore con l'animo del giustiziere.

Attraversato da lampi di umorismo sull'assurdità della vita metropolitana, sapientemente giocato sui binari delle due azioni parallele, il film ha una prima parte quasi perfetta e un finale rassicurante con qualche caduta nella parte centrale.

Fascista l'incavolato nero? Eh no: fa la festa anche a un bieco nazista.

Assolutamente un film da vedere.