L'IMPERO DEI LUPI

Parigi. E' un mese che soffre di strane amnesie e terribili allucinazioni la giovane Anna (Arly Jover), commessa in una pasticceria, sposata da otto anni all'affettuoso capitano di polizia Paul Nerteux (Jocelyn Quivrin), molto preoccupato per la condizione della moglie.

A volte non riconosco nemmeno mio marito, confessa alla psichiatra Mathilde Urano (Laura Morante).

Nello stesso tempo i piedipiatti hanno un grande problema: un serial killer ha ucciso, sfigurandole, tre immigrate clandestine provenienti dalla Turchia.

Per stanarlo, l'uomo giusto è il rude veterano, da tempo in congedo, Jean-Louis Schiffer (Jean Reno), grande conoscitore della mala e delle sue regole.

Ma che c'entrano i Lupi grigi?

Sorprese a raffica.

L'IMPERO DEI LUPI è un farraginoso e cupo thriller/action in salsa d'oltralpe di chiara ispirazione hollywoodiana, dalla due piste imparentate con l'horror che faticosamente si incrociano.
Scritto da Jean-Christophe Grangé sulla falsariga del suo precedente, e ben più eccitante, I FIUMI DI PORPORA.

Il film nulla aggiunge e nulla toglie alla pluralità di generi cui appartiene, appassionante solo nella prima mezz'ora.

In effetti la prima parte è alquanto bella: fotografia accurata, atmosfera onirica, Parigi sotto una pioggia battente in modo quasi costante, misteri e atmosfere inquietanti, sfruttato ma funzionante il rapporto vecchio poliziotto (apparente)/novellino.

E il bel viso della Jover...

Poi la trama si evolve, prende strade più pedestri ed è come il risveglio da un sogno piacevole.

La regia di Chris Nahon è tutto sommato valida, il ritmo ed il montaggio serrati, ma la storia pecca di credibilità e pathos, ricorrendo troppo spesso a soluzioni grandguignolesche per distrarre il pubblico da carenze gravi riscontrabili sia in sede di dialoghi (banali) che di sceneggiatura (poco credibile).

E non aiuta la colonna sonora assordante.

A salvare il film dalla totale insufficienza ci sono le performances dei tre protagonisti principali, in modi diversi, tutte alquanto positive: Jean Reno è oramai "lo sbirro" per antonomasia e catalizza l'attenzione, Laura Morante, dotata di indiscusso fascino, per una volta non è in lacrime, ma volitiva e tenace, e Arly Jover rappresenta una piacevole sorpresa.

Sparita nel nulla.