LA GIUSTA CAUSA

Ochopee (Florida). Difenderebbe mio nipote, ingiustamente accusato perchè nero?

La vecchina è tosta e determinata, ma è la bella avvocatessa Laurie (Kate Capshaw) a convincere il marito Paul Armstrong (Sean Connery), stimato ed austero docente di diritto penale laureato ad Harvard.

La missione disperata si chiama Bobby Earl Ferguson, giovane laureato nero in cella da otto anni con l'accusa infamante di aver violentato e strangolato una bimba bianca.

In attesa della pena di morte: sedia elettrica.

La signora, che ha conosciuto l'imputato in un altro processo, si è convinta della sua innocenza: è stato il poliziotto di colore Tanny Brown (Laurence Fishburne) a incastrarlo, estorcendo una confessione a suon di botte.

Il professore incontra il detenuto che gli bisbiglia: un compagno di prigionia, il luciferino Blair Sullivan (Ed Harris), mi ha confessato il delitto.

Atroce sorpresa tra le paludi.

LA GIUSTA CAUSA è un ingarbugliato thriller anni '90 con ambizioni sociali, che nella prima parte batte il tamburo dei pregiudizi razziali, schierandosi contro il dente per dente, ovvero la pena di morte.

In effetti come inizio non male, con un efficace ambientazione in una torrida florida non balneare profondamente razzista.

Peccato che la sceneggiatura, messe da parte le diatribe morali, si perda per strada, adottando soluzioni improbabili fino ad un "colpo di scena" finale, rozzo e sanguinario, in realtà piuttosto prevedibile.

Anche Sean Connery, nelle vesti di avvocato-investigatore, sembra alquanto spaesato. Ed Harris interpreta il Lecter di turno con licenza di andare sopra le righe (forse troppo).

Alla fine il migliore risulta Fishburne e non è una sorpresa.