IL QUARTO TIPO

Nome, Alaska. Una notte, lassù nella gelida terra, la giovane psicologa Abbey Tyler (Milla Jovovich), intravede il marito accoltellato a morte da quello che sembra un extraterrestre.

Il killer, presto dileguatosi, non ha aperto bocca, potrebbe essere quindi di Boston, come di Torino o di Sgurgola. Ma la donna, con la polizia, punta decisa il dito sullo spazio e dintorni.

Cercando di preservare la serenità dei suoi due bambini, continua a ricevere i pazienti più bisognosi di cure, come due tormentati dall'insonnia.

Che prima di chiudere brevemente gli occhi grazie all'ipnosi, le raccontano, scorgono lo stesso lugubre gufo bianco appollaiato sul davanzale.

Quando uno dei due stermina la famiglia, prima di suicidarsi, lo sceriffo (Will Patton) l'accusa: tutta colpa dell'ipnosi.

Ma i guai non sono ancora finiti, soprattutto per chi guarda, sballottato tra incubi, deliri e sequestratori giunti dallo spazio.

Gli incontri con gli alieni sono classificati in quattro tipi: il primo è l'avvistamento di un Ufo, il secondo è il reperimento di una prova, il terzo è il contatto diretto e il quarto è il rapimento.

IL QUARTO TIPO, immerso in un clima plumbeo e gelido, confuso e furbesco, vuole raccontarci di quest'ultimo genere di contatti e lo fa con una struttura narrativa particolare.

All'inizio, Milla Jovovich ci spiega che lei è un'attrice e nel film interpreta la dottoressa Abigail Tyler, detta Abbey, in una ricostruzione drammatica di fatti avvenuti nei primi giorni dell'ottobre del 2000 nella città di Nome in Alaska. Naturalmente, per proteggere la privacy delle persone coinvolte, i nomi sono stati cambiati.

Però, ci viene detto che qua e là il regista ha inserito del reale materiale d'archivio, girato dalla stessa Abbey. Ed è proprio la "vera" Abbey a comparire nella prima intervista, con il volto contratto e scavato, per cominciare a raccontare l'accaduto. Poi l'immagine di Milla Jovovich, perennemente attonita nell'occasione, le si sovrappone interpretandone la parte.

In definitiva però IL QUARTO TIPO è un'accozzaglia di finti spaventi, sospeso tra giallo, paranormale e horror, a cui lo sfrontato regista dal nome impronunciabile, Olatunde Osunsanmi, dal nome i tenta invano di dare una valenza scientifica. Aiutano invece gli ambienti claustrofobici e il particolare contesto naturale.

La domanda rimane: allora, gli alieni esistono davvero?

Le migliaia di libri e le decine di film sull'argomento non hanno sciolto i dubbi, anzi.

E chiaramente non lo fa questo film.