BELLI DI PAPA'

Milano. Vincenzo Liuzzi (Diego Abatantuono) è un imprenditore pugliese che ha raggiunto il successo al nord. Sua moglie è morta da qualche anno e i tre figli, viziati e nullafacenti, sono cresciuti nella sua assenza, ma anche in quella bambagia di cui i soldi di papà (e il suo senso di colpa) li ha circondati.

Matteo, il primogenito, tracima idee "da un milione di dollari" e progetti "innovativi" insensati.

Chiara (Matilde Gioli) frequenta locali alla moda ed promessa sposa del cialtrone Loris (Francesco Facchinetti), detto da Vincenzo "il coglione", PR di ristoranti trendy e reinventore della Milano da bere.

Andrea è iscritto a filosofia e in due anni non ha dato nemmeno un esame, ma in compenso si è portato a letto metà della facoltà over 50.

Vincenzo decide allora di inscenare una finta bancarotta e all'arrivo dei carabinieri se la svigna.

Via sulla vecchia Panda. Ragazzi miei, non abbiamo più un euro: datevi da fare. In pratica il piano del riccone è costringere i figli a rimboccarsi le maniche e provare un'esperienza nuova: lavorare per vivere.

Non solo, per dare più credibilità alla messinscena, si trasferisce con loro a Taranto, nella casa fatiscente dei suoi defunti genitori, allontanando i ragazzi dalle comodità della Milano vicina all'Europa.

BELLI DI PAPA' è commedia di costume che ha una premessa comica potente, ispirata a un film messicano di successo (evidentemente i "bamboccioni" sono di moda ad ogni latitudine) che purtroppo lascia presto intuire la banale conclusione.

La pellicola ha una prima mezzora non male, in cui il risaputo è però condito con trovate interessanti ed elevato dai dialoghi Abatantuono (che va col pilota automatico nda)-Catania. Però la pellicola poi continua in progressivo calo, che vede nell'educazione lavorativa un appiattimento verso il banale, solo qua e là ravvivato da momenti meno scontati.

La "riabilitazione" finale fa chiudere in modo zuccherosissimo.

Può bastare per una serata leggera. Spottone per la Regione Puglia compreso.