FEMME FATALE

Cannes (Francia). Durante il Festival del cinema, nella toielette per signore del Palais, l'affascinante Laura (Rebecca Romijn Stamos) slinguazza a tutto gas con un'occasionale amica, sottraendole un prezioso corpetto tempestato di diamanti.

Ingannati anche i due ingenui complici, feriti e furibondi, dopo il clamoroso colpo fugge a Parigi.

Nella capitale francese la bellissima donna cambia identità e sposa il miliardario, nonchè futuro ambasciatore americano, Bruce Hewitt Wans (Peter Coyote).

A sfasciare il piano perfetto si materializza il curioso fotografo Nicolas (Antonio Banderas). Infatti la femme fatale è immortalata sulla copertina del rotocalco.

I gangster parigini la riconoscono e hanno dei conti in sospeso. È arrivato il momento di regolarli.

La bella donna inizia ad essere braccata e allora decide di coinvolgere nelle sue peripezie anche il fotografo che l'ha inguaiata. E ha in serbo una vagonata di sorprese.

FEMME FATALE è un thriller psicologico del diabolico Brian De Palma che rappresenta un omaggio al noir classico francese. Un prodotto molto patinato in cui si trovano riuniti tutti i pregi che fanno amare il regista a molte persone: cura tecnica incredibile, immagini perfette e movimenti di macchina sbalorditivi.

Purtroppo non si può tacere della stupidità dell'intreccio e dell'inutilità di cercare un filo logico in un copione insensato.

Inoltre alcune scene (maxime quella nel retrobottega) da antologia del kitsch e del comico involontario (o masochista).

Certo l'ex modella Rebecca è da infarto (come la Griffith di OMICIDIO A LUCI ROSSE) e pure bravina, ma nemmeno lei può salvare l'insalvabile.

Sono giunto alla fine affaticato da una storia che non avvince e deluso non poco. Il maestro del noir questa volta graffia poco.