SEI GIORNI, SETTE NOTTI

Makatea (Polinesia). Il fidanzato giuggiolone Frank Martin (David Schwimmer) convince la bionda Robin Monroe (Anne Heche), vicedirettore di una rivista di moda, a una vacanza tropicale.

Vacanza subito interrotta per un servizio urgente a Tahiti.

Lo scorbutico e rozzo pilota di ultraleggeri Quinn Harris (Harrison Ford) per settecento dollari accetta di accompagnare l’ansiosa giornalista, lasciando sola la florida Angelica.

Purtroppo sul trabiccolo si abbatte una bufera.

Costretti ad un atterraggio di (s)fortuna su un isoletta lontana da ogni rotta. L’aeroplanino è bloccato e i soccorsi sono come la Protezione Civile italiana: non arrivano mai.

Come passeremo i giorni e, soprattutto, le notti?

SEI GIORNI, SETTE NOTTI è una scialba commedia avventuroso-turistico-sentimentale di Ivan Reitman, che non ci fa mancare nessuno degli archetipi narrativi del genere commediuccia rosa americana.

Località esotiche, un pizzico di avventura e due personaggi che inizialmente si detestano ma che finiranno inevitabilmente per piacersi.

Bisogna dire che il regista, presto a corto di argomenti, infila nella storiella perfino un assalto di pirati deficienti ai naufraghi.

Harrison Ford, col suo fascino sgualcito, sembra Indiana Jones in vacanza, mentre Anne Heche è abbastanza peperina ed irritante da tenerlo sulla corda.

Purtroppo però i due naufraghi annegano nella banalità di una sceneggiatura prevedibilissima.

Si salvano gli scenari (mare e cielo bellissimi, ma per quello ci sono i documentari) e le forme non disprezzabili della bella (lesbica) Anne.

Sufficiente, ma dimenticabile.