FRACCHIA LA BELVA UMANA

Roma. Giandomenico Fracchia (Paolo Villaggio) riesce ad invitare a cena la signorina Silvani (Anna Mazzamauro), ma un commissario zelante (Lino Banfi) gli manda di traverso la serata con un mandato di cattura.

Solo in questura l'equivoco è chiarito: il malcapitato è il sosia perfetto di un pericoloso bandito, il sanguinario criminale noto come "la belva umana", ricercato da tutte le polizie.

Troppo tardi.

In FRACCHIA LA BELVA UMANA, prendendo spunto da un famoso noir del 1946 (Tutta la città ne parla, con Edward G. Robinson), Paolo Villaggio mette temporaneamente da parte l'eterno sfortunato Fantozzi per vestire i panni, ugualmente dimessi, dell'alter ego televisivo (nella televisione in b/n di fine Anni '60 nda) Giandomenico Fracchia e del suo sosia.

Inutile dire che trovare qualche differenza tra i due personaggi è alquanto difficile.

La riuscita di questa pochade poliziesco-comica è diseguale ma ha momenti strepitosi e indimenticabili, grazie per la verità più a un Lino Banfi letteralmente scatenato nel ruolo del confusionario (e tutt'altro che "ricchione") commissario Auricchio che al doppio Villaggio.



I "volatili per diabetici" entrano di diritto alla Crusca, il lasciapassare e "Benvenuti a 'sti frocioni" nella storia.

Ci si diverte abbastanza in questo cultone della commedia anni 80.