WELCOME

Calais (Francia). Adesso viene il difficile per l'ardimentoso e cocciuto Bilal, giovane diciassettenne curdo, che ha lasciato il suo paese e ora, dall'ultima spiaggia prima della felicità, sogna e spera di imbarcarsi per l'Inghilterra e arrivare a Dover.

Dall'altra parte della Manica lo attende un'adolescente che il padre ha promesso in sposa a un ricco cugino.

Fallito il tentativo di salire clandestinamente su un traghetto, Bilal è deciso ad attraversare quel mare gonfio d'acqua scura a nuoto per continuare il suo folle viaggio.

Recatosi presso una piscina comunale incontra lo scorbutico Simon (Vincent Lindon), un istruttore di nuoto di mezza età prossimo alla separazione dalla moglie, amata ancora enormemente e in segreto.

Tutti e due inseguono l'amore perduto.

Colpito dalla tenacia e dal sentimento del ragazzo, Simon lo allenerà e lo incoraggerà a non cedere mai ai marosi della vita.

A sua volta Bilal aprirà nel cuore infranto di Simon una breccia in cui accoglierlo. Ma la quotidianità è immersa in un raggelante clima poliziesco e l'uomo dovrà sfidare le delazioni dei vicini di casa e la legge sull'immigrazione che condanna i cittadini troppo umani col prossimo.

WELCOME è un eccellente dramma francese sull'immigrazione e sull'amicizia, che commuove senza ricorrere a mezzucci e temute smancerie, riuscendo anzi a far breccia anche nel cuore degli euroferoci più oltranzisti.

Bisogna ammettere che il tema dell’immigrazione, drammaticamente attuale,  è qui affrontato in modo nuovo ed originale ed attraverso toni sobri e pudichi che evitano inutili patetismi e scene madri, ma riescono comunque a coinvolgere lo spettatore grazie ad una storia semplice che fa della solidarietà umana il suo perno.

Sempre più emozionante e toccante (come il rapporto tra i due personaggi maschili), raggiunge il suo apice nella splendida scena della nuotata in mare, durante la quale il protagonista troverà il suo destino.

L’interpretazione di Vincent Lindon, la sua migliore, è da applausi.

Mi preme però ricordare alle anime belle che alla fine di un film terribilmente bello rimane la presenza della cosiddetta «giungla» di Calais, sulla costa nord della Francia, laddove si ammassano centinaia di immigrati in cerca di una via di fuga per l'Inghilterra, considerata a torto o a ragione, un Eldorado.

Senza pensare a leggi razziali la domanda rimane: possiamo accoglierli tutti??

E perchè non sottolineare l'arcaica decisione di un padre immerso in un abisso culturale di un mondo diverso dal nostro che costringe il nostro eroe ai 4000 km di viaggio???