LA TERRA

Stazione di Mesagne (Brindisi). Dopo trent'anni è tornato da Milano nel paese natale il mite professore di filosofia Luigi Di Santo (Fabrizio bentivoglio), convocato con urgenza dai due fratelli minori.

Sia l'avventato e affarista Michele (Emilio Solfrizzi), proprietario di un mobilificio, lanciato in politica e indebitatissimo con l'usuraio Tonino (Sergio Rubini), sia il timido Mario (Paolo Briguglia), che in parrocchia fa volontariato, ora che papà è morto, intendono vendere la masseria di famiglia.

Ma c'è un ostacolo: Aldo (Massimo Venturiello), il fratellastro contadino, per nessuna ragione è intenzionato a dare il consenso alla vendita della proprietà, su cui peraltro risiede.
Ed ecco che durante una processione religiosa, un fucile da caccia uccide il laido strozzino.

Chi è stato?

LA TERRA è un sanguigno melodramma familiare in salsa pugliese, intinto nel giallo, scritto e diretto ottimamente da Sergio Rubini, che ritaglia per sé, accentuandone l'aspetto caricaturale, il personaggio più odioso in un ruolo secondario ma molto significativo.

Una storia universale o, perlomeno, molto italiana di antichi rancori pronti ad esplodere, con maggiore fragore di certe passioni mai sopite.

Bravi i quattro protagonisti.

Interessante la chiusura del film, un apparente happy end, in cui però, nulla è più come prima o come sembra, ciascun personaggio ha perso e ritrovato sé stesso nel momento in cui si confronta con gli altri e dove la verità, per chi la vuole sapere, ha il valore di parole sussurrate all'orecchio.

A far da sfondo alla vicenda, ma a tutti gli effetti presente al pari di un altro personaggio, è il tripudio di pugliesità (uliveti sterminati, masserie, mare cristallino, mandorle e primitivo), coi suoi maestosi scenari, che alternano alla solarità delle spiagge, la bellezza delle piazze (stranamente sempre vuote) dei piccoli centri urbani con le chiese barocche e le suggestioni di processioni notturne.