IL NEMICO ALLE PORTE

Stalingrado, 1942. La città è stretta nella morsa nazista e ogni metro di terreno viene conteso armi in pugno. L'ordine di Mosca è perentorio: dovete arginare l'attacco tedesco con un fucile a coppia, quando uno muore, l'altro continua da solo.

Chi tentenna sarà giustiziato dal "fuoco amico".

Perbacco, che mira ha il cacciatore di lupi ucraino Vassili Zaitsev (Jude Law), presto additato come simbolo della resistenza sovietica.

Il commissario politico Danilov (Joseph Fiennes) lo segnala al Cremlino, facendone un potente mezzo di propaganda, mentre a Berlino si rodono il fegato.

Finchè dalla Germania parte, proprio per abbattere il fastidioso collega che abbatte tedeschi uno dopo l'altro, l'esperto maggiore Konig (Ed Harris), subito depistato dal bimbo Sasha, il fratellino della bella soldatessa Tania (Rachel Weisz), in tenero flirt con l'imprendibile cecchino.

Fuoco a volontà, fino allo scontro finale.

IL NEMICO ALLE PORTE è uno spettacolare e rumorosissimo dramma bellico che il regista francese Jean-Jacques Annaud, così imparziale da buttare tutti nel pentolone dei cattivi, realizza prendendo spunto da un soldato realmente esistito e distintosi nella gigantesca battaglia di Stalingrado.

Soluzione geniale per evitare allo spettatore di schierarsi mentre la celebre e sanguinosa battaglia si riduce a una sfida western, tra musiche inadeguate che non coinvolgono ma annoiano.

Il suo punto di forza nella scenografia che è irta di ostacoli costituiti da filo spinato, trincee e tunnel che divengono una manifestazione esteriore dei tormenti che dilaniano i protagonisti.

Belle le scene di battaglie e la Weisz è deliziosa persino vestita da bolscevica.