VITTIME DI GUERRA

Vietnam, 1970. La spaurita recluta Erikson (Michael J.Fox) è inviata nella squadra di fanteria del sergente Meserve (Sean Penn), che lo salva, visto che il pivellino è caduto in un cunicolo.

Ha fegato il rude sergente, ma è spinto da un odio smisurato.

Tanto da far rapire per vendetta una giovanissima contadina viet, Dahn.

Proprio il novellino è l'unico che si oppone allo stupro collettivo.

La guerra giustifica le barbarie e gli omicidi? Questo si domanda il giovane soldato che decide di denunciare il sergente e gli altri commilitoni per violenza e assassinio della malcapitata ragazza vietnamita.
VITTIME DI GUERRA è un impetuoso, aspro e sovraeccitato dramma (anti)bellico di Brian De Palma (mai stato in Vietnam ma il film è girato benissimo nda), ultimo della pattuglia di registi colpiti dalla sindrome del Vietnam.

Il film è coinvolgente soprattutto perché il protagonista è uno di noi, una comune brava persona, non un Rambo-macchina da guerra o un eroe metafisico del male e dell'orrore. Il fatto narrato, ispirato a un episodio realmente accaduto, si svolge all'epoca dell'escalation senza fine, quando ancora era viva nelle alte sfere militari USA la sicurezza di poter vincere la guerra sul campo di battaglia.

Dopo un inizio tecnicamente memorabile il film, sostenuto dall'enfatico tam tam del grande Ennio Morricone, denuncia con crudezza le infamie di una guerra maledetta.

L'odioso quanto bravo Sean Penn, feroce "dio" della guerra che sputa e mastica tabacco, è il migliore, Michael J. Fox è sorprendente in un ruolo per la prima volta completamente drammatico.

Il risultato è un po' didascalico, ma trasmette il messaggio in maniera chiara.