OVOSODO

Livorno, 1974. Piero Mansani (Edoardo Gabbriellini), sicuramente sfortunato visto che si ritrova ben presto orfano di mamma, cresce nel popolare rione Ovosodo.

È curioso, bonario, un po' debole. Aderisce alle varie esperienze che gli propongono gli amici.

Viene affascinato da un tipo bizzarro che è in realtà figlio di un ricco industriale. Spintosi a Roma, decide che quel mondo dorato non fa per lui e abbandona anche la scuola.

Comincia a legare con le donne, si fa una cultura e cerca di interpretare la politica.

Alla fine del giro trova lavoro come operaio e si accorge che la graziosa Susi (Claudia Pandolfi) non ha mai smesso di volergli bene.

OVOSODO è una brillante e gradevole, amara e spiritosa, pur se ideologicamente faziosa, commedia di Paolo Virzì, che nella natia Livorno mette in scena malinconie e disagi giovanili, eleggendo la fabbrica a fucina dei veri uomini ma nel contempo giocando sui cliché (qualcuno iper-vero, come il ragazzino ricco che gioca a fare il comunista).

Il tutto è narrato con voce fuori campo che parla a raffica con marcata e simpatica inflessione labronica.

Comunque Virzì funziona e con OVOSODO si sorride spesso visto che la simpatia del protagonista porta a seguire la pellicola pure con una certa indulgenza.

Pellicola amabile in maniera superiore all'effettivo valore.

Splendida Claudia Pandolfi, ma questo va da sè.