CHA CHA CHA

Roma. E' ritrovato cadavere in un terreno al limitare dell'aeroporto di Fiumicino un famoso ingegnere che, entro pochi giorni, avrebbe dato via a un mega appalto edile.

Il solitario investigatore privato Corso (Luca Argentero), bello e tenebroso, tormentato e di poche parole, deve seguire gli spostamenti di un giovane rampollo della Roma bene, figlio di un'attrice una volta bella, Michelle (Eva Herzigova), sua ex fiamma.

Una sera il sedicenne, uscendo in fretta e furia da una festa in maschera, viene investito da un SUV nero che sembrava aspettarlo al varco (nessuna traccia di frenata nda).

Corso lo soccorre ma dalle lamiere della mini car riesce a tirare fuori solo il corpo morente dell'adolescente.

Cosa collega queste due morti, l'una apparentemente accidentale l'altra no?

È proprio quello che andrà a scoprire Corso in un'indagine scomoda che si dipana tra le strade di una Roma cupa e su cui indaga anche l'ispettore di polizia Torre (Claudio Amendola), che toccherà le sfere del malaffare e della corruzione in una città testimone muta della sua stessa decadenza, tra intrighi e loschi affari.

CHA CHA CHA è un noir poliziesco che segna il ritorno di Marco Risi, quattro anni dopo il film dedicato a Giancarlo Siani (Fortapàsc), sul grande schermo, continuando il suo percorso di denuncia, iniziato con Mery per sempre per raccontare la deriva morale del nostro paese.
La pellicola vorrebbe rinverdire certi fasti del genere oramai passati; purtroppo il risultato non appare ottimale, nonostante lo sviluppo narrativo non sia malvagio e il taglio televisivo.

Bisogna ammettere che Luca Argentero (da segnalare, per gli amanti del genere, un combattimento "come mamma l'ha fatto") con sembra ancora troppo bello per essere credibile nei panni di ex poliziotto alla ricerca della verità nelle pieghe sporche di Roma.
Nel noir, la credibilità dei personaggi, primari e comprimari, è tutto.

Il titolo "sui generis"?  Della danza cubana da cui prende il titolo la pellicola c'è poco; un raccordo finale di una gara per coppie, metafora forse di vita, officiata dal maestro di cerimonie Nino Frassica, in cui si riemerge dal buio fitto dei misteri. E dai fiotti di retorica.