ATTENTI AL BUFFONE

Roma. L'umile ed idealista Marcello Ferrari (Nino Manfredi), musicista semplice e sognatore, quando non va girovagando per il mondo con l'amico Lolò (Enzo Cannavale) e con la stravagante sua orchestra, si gode il violino in casa insieme a Wolfango Amedeo, un magnifico gatto soriano che gusta la musica, superfluo dirlo, visto il nome, di Mozart.

Approfittando della sua assenza, il ricchissimo e perfido Cesare (Eli Wallach), detto Ras per un mai rinnegato, anzi, passato in camicia nera (imprese coloniali comprese), gli soffia la moglie, Conforti Giulia (Mariangela Melato).

La donna è una specie di gatto randagio, carico d'odio, ma che l'ha reso padre di Luca e Marianna.

Ti darò una vagonata di soldi, replica il mascalzone all'omino, giunto nella sontuosa villa a chiedere spiegazioni, sicuro di ottenere con la corruzione l'annullamento del precedente matrimonio dalla Sacra Rota.

Deciso a umiliare satanicamente Marcello, il  Ras non capisce quando il poveretto rifiuta i quattrini limitandosi ad accettare l'ospitalità.

Reagendo a modo suo, con l'arma dell' ironia sottile e falsa dolcezza, prepara un'inattesa e sottile vendetta.

ATTENTI AL BUFFONE è una bizzarra opera buffa, pur se amarissima, un film ambiziosissimo del regista a tempo perso Alberto Bevilacqua eccessivo nei toni grotteschi.
Inutile dire che i personaggi sono da prendersi come maschere più che come caratteri.

Rimpinzata di allegorie intellettualoidi e riferimenti letterari, la pellicola esagera nell'esasperato livore antifascista accoppiato ad una satira esasperata sul Potere, anche clericale.

La cosa indubbiamente positiva è la gran mole di virtuosismi, cenni storici sulle divinità disseminati nella pellicola e dibattiti che potrebbero portare riflessioni sulla vita, sulla guerra, sull'anima e sulla religione.

Nino Manfredi si salva con la solita classe, Mariangela Melato mostra un insospettabile torace da maggiorata.

Tra le lascive signore dell’orgia si nota (gradevolmente desnuda) la presenza di Loredana Bertè.