END OF WATCH - TOLLERANZA ZERO

Los Angeles. Battono senza tregua la zona di Newton, una delle più pericolose della "città degli angeli", gli agenti Brian Taylor (Jake Gyllenhaal) e Mike Zavala (Michael Pena).

I due piedipiatti non sono soltanto colleghi ma veri amici capaci di intervenire nelle situazioni più disparate grazie anche al fatto che si conoscono bene.

L'uno, sentimentalmente ondivago, flirta con Janet (Anna Kendrick), l'altro, messicano, è invece marito fedelissimo di Gabby.

Uno è yankee e anticonformista (segue un corso di cinema grazie al quale riprende con microcamere i pattugliamenti), l'altro è messicano e tradizionalista.

Una volta conosciutesi si sentiranno quasi sorelle anche  la moglie incinta di Mike e Janet.

Che vita infernale, soprattutto per colpa degli spietati trafficanti del cartello di Sinaloa.

END OF WATCH - TOLLERANZA ZERO (il titolo significa "fine servizio") è un eccitante poliziesco, che racconta con ritmo frenetico e taglio da documentario, quattro mesi a tu per tu con una coppia di sbirri, uniti da un ferreo senso del dovere e da un coraggio al limite dell'incoscienza.
Immerso in uno dei contesti metropolitani col più alto tasso di criminalità al mondo, la violenza è quella di ordinanza, come del resto il linguaggio, oltremodo spregiudicato

Grazie a un pretesto narrativo (Taylor sta girando un video che dovrebbe servire a spiegare l'attività quotidiana della polizia) il film ci propone febbrilmente il lavoro del poliziotto e piccoli squarci di vita privata con riprese che vedono la camera a mano in costante movimento.

Ne nasce così un lavoro ben fatto nella forma e ben interpretato che fin dall'inizio (inseguimento di un'auto che non ha rispettato un semaforo e che si rivelerà dotata di un carico non proprio legale) offre una sensazione di cinema verità capace di far leggere sotto un'ottica diversa le azioni dei due protagonisti.

I quali reggono con grande senso del ritmo e della verosimiglianza lo stile narrativo impresso all'azione.
Senza i due protagonisti la pellicola correrebbe il rischio di sembrare solo un esercizio di virtuosismo funambolico.

Il regista David Ayer  rifila qualche momento disturbante per gli occhi dello spettatore.

Finale tostissimo e chiusura scanzonata molto simpatica.