COCKTAIL

New York. Il giovane e ambizioso proletario Brian Flanagan (Tom Cruise) di giorno studia i segreti della finanza e, mentre sogna una strepitosa carriera con contorno di montagne di dollari, alla sera lavora di shaker dispensando alcol in un bar.

Il localino è quello del cinico Doug Coughlin (Bryan Brown), mezzo birbante e mezzo filosofo.

Il ragazzotto diventa cosi bravo con i cocktail, ed è anche piacente, che le signore impellicciate della Manhattan bene fanno la fila.

Una delusione amorosa con una mantide pronta a saltare dal suo letto a quello dell'amico, lo convince a trasferirsi in Giamaica, dove scoppia il colpo di fulmine per la graziosa Jordan Mooney (Elizabeth Shue).

Ma anche tra le palme caraibiche si annidano le vampire del sesso.

COCKTAIL, prodotto, scritto e girato in funzione del divo nascente Tom Cruise (idolo delle teenager di tutto il globo dell'epoca nda), è una commedia per ragazzi, superficiale e dolciastra che si traveste nell'ennesimo ritratto (ma meno eclatante di altri) del rampantismo americano degli anni '80 stavolta in ambienti finanziari ed "etilici" (bar).

L'opera appare evidentemente centrata sul suo protagonista maschile, un Tom Cruise ancora acerbo che dispensa sorrisi a 32 denti e bevande, saltando come un acrobata e sventolando massime sul successo da Baci Perugina.

Ma le perle filosofiche "da bar" diventano presto stucchevoli e alla fine restano impressi solo gli incantevoli scenari giamaicani e una bella colonna sonora.


Elisabeth Shue sempre bella.

La regia inoltre adopera l'abusatissimo stile da spot pubblicitario: tutto liscio, levigato e in confezione regalo.