I SENZA NOME

Marsiglia. E' appena uscito di prigione Corey (Alain Delon), ove ha appena scontato una pena di cinque anni, non prima di aver ricevuto la visita di un secondino che, dopo avergli annunciato la liberazione anticipata per buona condotta, gli aveva suggerito un colpo milionario in una gioielleria, sita in un edificio che si affaccia su Place Vendôme a Parigi.

Nelle stesse ore il navigato detenuto Vogel (Gian Maria Volontè), durante un trasferimento in treno, elude la sorveglianza del commissario Mattèi, e fugge dal finestrino, inutilmente inseguito dalle revolverate dell'incazzato flic.

Dopo aver fatto visita al suo ex capo portandogli via dei soldi, l'ex galeotto, ripartito per Parigi, incoccia casualmente nel fuggitivo: si capiranno al volo e non perderanno tempo a progettare il grande colpo.

Per la realizzazione della rapina serve anche un buon tiratore. Vogel suggerisce il suo amico Jansen (Yves Montand), ex tiratore scelto della polizia, radiato dal corpo per alcolismo ed afflitto dai fantasmi personali generati dall'astinenza etilica.

Ma con la polizia alle spalle che ha intensificato le ricerche e alcuni nemici vecchi e nuovi, per i tre uomini uniti dal caso non sarà facile.

I SENZA NOME (Le cercle rouge), che dispiega un cast superbo, ridotto all'osso nei dialoghi e nell'azione, è un noir classico nella sua perfezione: inesorabile come un orologio di precisione, ha tempi giusti, personaggi attendibili, atmosfere credibili, una tenuta figurativa che, a forza di iperrealismo, sfocia nel fantastico.

Anche ha distanza di oltre quarant'anni rimane un film solido, anzi massiccio, freddo e distaccato, pienamente virile (l'unica donna appare pochissimo), i cui protagonisti potrebbero tradirsi da un momento all'altro e non lo fanno mai, andando incontro al loro ineluttabile destino di banditi senza speranza.

Il regista sembra riflettere anche sul valore della legge, che sia dello Stato o della mala. La Polizia, fatta di flic senza scrupoli, viola la legge per servire una causa giusta; il malvivente non può, perché la giustizia del crimine è rapida e spietata.