AFTER EARTH - DOPO LA FINE DEL MONDO

Nel 2025 l'umanità ha abbandonato la Terra devastata da un cataclisma ed è salpata alla velocità della luce, alla ricerca di un altro pianeta che potesse accogliere una nuova civiltà.

AE (After Earth, ovvero "Dopo la Terra" invece che AD, nda). Su Nova Prime la razza umana ha appena vinto la secolare guerra contro una terribile razza aliena dotata di una creatura letale, l'Ursa, potente ma cieca, che rileva la presenza degli uomini fiutandone la paura. Solo una classe di militari, gli United Ranger Corps, sono in grado di combatterli perchè addestrati a non provare più alcun sentimento di paura.

Sopravvivono solo lo stimatissimo generale dei rangers Cypher Raige (Will Smith), creatore proprio della tecnica del Ghosting, e il figlio cadetto tredicenne Kitai (Jaden Smith) nell'astronave precipitata sulla Terra, molti anni dopo il cataclisma che l'ha spopolata.

Ho le gambe spezzate, vai tu a cercare il segnalatore luminoso che può salvarci, sospira il genitore: sono solo cento chilometri. Ed attento all'Ursa che ci portavamo al guinzaglio...

AFTER EARTH - DOPO LA FINE DEL MONDO è una noiosa pellicola sci-fi ecologista, diretto dal regista M. Night Shyamalan, che continua a farsi del male sciupando senza sosta i crediti de IL SESTO SENSO, e prodotto e interpretato da Will Smith che ritorna a lavorare con il figlio Jaden, dopo il riuscito ed apprezzato esperimento mucciniano de LA RICERCA DELLA FELICITA'.

Il rito di passaggio tra l'età infantile (quella del dominio incontrastato della paura) e quella adulta (in cui la paura va combattuta) tradotto nel linguaggio del cinema americano diventa inevitabilmente la storia di una seconda occasione fornita dalla vita per espiare una colpa attraverso le azioni.
Calato in un futuro remoto.

Shyamalan insomma sguazza nel più classico caso di colpe dei padri che ricadono sui figli (il primo assente per lavoro, come la maggior parte dei padri colpevoli, il secondo incapace di agire in sua vece), posizionando un immobile Will Smith, infermo ma ubiquo grazie alla telecomunicazione, a guardare con mille occhi e mille orecchie il figlio (nella vita e sullo schermo) Jaden mentre è costretto a dimostrarsi all'altezza del legnoso e marziale genitore, fronteggiando prima i propri demoni e infine la minaccia esterna, a conferma della nuova condizione raggiunta.

Purtroppo il film può contare solo sull'intuizione della "spettralità", dell'assenza di paura, delle trappole escogitate per far montare la paura ed essere fiutati, ma 90 minuti di null'altro sono insostenibili. Smith il grande se ne sta seduto col broncio del militare a suscitare più di una ironia sull'opportunità della sua presenza, ma soprattutto sulla sua credibilità.

Buona l'ambientazione, meno incisivi gli effetti speciali (non in 3D).