CELLA 211

Zamora (Spagna). Per fare buona impressione nel carcere dove ha appena trovato lavoro come secondino, Juan Oliver (Alberto Ammann) si presenta con un giorno d'anticipo sul primo turno di guardia.

Non fa in tempo ad entrare che, durante la visita al braccio di massima sicurezza, un frammento di intonaco cade dal soffitto e lo colpisce sulla testa.
In attesa di poterlo soccorrere, gli altri guardiani lo distendono temporaneamente nell'unica cella vuota, la numero 211.

In quello stesso istante, ha però inizio una rivolta organizzata dal carismatico e feroce detenuto Malamadre: mentre i detenuti comuni più pericolosi si impadroniscono di un braccio dell'edificio tenendo come ostaggi tre militanti dell'Eta al cui destino il governo di Madrid è particolarmente sensibile, non resta che fingersi un credibile galeotto per riuscire a sopravvivere alla situazione e riabbracciare la moglie al sesto mese di gravidanza.

CELLA 211  è un crudo ed avvincente dramma carcerario, incalzante nel ritmo ma inverosimile come pochi (come possono gli scafatissimi criminali non fiutare al volo l'intrusione di quel ragazzo dall'aria perbene?), che, grazie alla capacità della sceneggiatura di incollare lo spettatore alla sedia, genera una tensione che cresce e si rinnova periodicamente. Merito di una serie di colpi di scena, forse a volte un pò troppo ad effetto, riscattati però da una durezza ed un pessimismo di fondo che non sempre si vedono nel cinema contemporaneo.

Si giunge così ad un finale nero e senza speranza.

Argomenti come le condizioni carcerarie e la denuncia della violenza istituzionale, le questioni diplomatiche con il governo basco e la gestione dei terroristi dell'ETA, oltre al ruolo fondamentale dei media sull'opinione pubblica, vengono messi in scena senza troppe indulgenze (anzi, calcando fin troppo sulla tragicità della vicenda), e mantenendo una componente spettacolare.

Vero che il "film carcerario" non è mai stato un filone per educande: però CELLA 211, rimpinzato di esasperate scene macabre, entra a farne parte con una crudezza e una violenza così estreme da scavalcare tutti i precedenti.

Comunque da vedere.