LA SVASTICA NEL VENTRE

Germania, seconda guerra mondiale. Tanto tuonò che piovve e nel paese è la partita la soluzione finale a marca Adolf Hitler.

La giovane e bella ebrea Anna Meyer (Sirpa Lane) può ritenersi (???) meno sfortunata di altri deportati: anziché in un campo di concentramento è dirottata in un bordello, dove le SS fanno la fila per sollazzarsi nel tempo libero.

Per la bellezza che non passa inosservata, la fanciulla finisce presto nel mirino del sadico comandante Kurt von Stein (Giancarlo Sisti) e per sopravvivere all'orda di insensata violenza decide di assecondare il disturbato (mentalmente) ufficialone e diventare la sua stretta (in tutti i sensi, letto compreso) collaboratrice.

Una sadorelazione, insomma.

Fa subito carriera, nominata maitresse di un bordello di un livello più alto riservato agli alti papaveri a caccia di svago.

Toh, tra i clienti si materializza l'antico fidanzato di gioventù Klaus Berger (Roberto Posse), alla vigilia della partenza per il fronte russo.

Afferrata la rivoltella, tragedia in vista.

LA SVASTICA NEL VENTRE è un ingessatissimo nazi-erotico (o nazi-porno o eros-svastica nda), banalizzato dalla sua programmaticità. Appare talmente legnoso nelle recrudescenze melò e solenne nella drammatizzazione degli eventi da rasentare l'autoparodia.

Nascondendosi dietro l'ipocrita denuncia di facciata delle atrocità naziste, si compiace di mostrare la pelle nuda di qualche donnina e un po' (ma non troppo) di sesso spinto.

La rievocazione storica si affida in larga parte a materiali di repertorio.
Bisogna ammettere che il passaggio dagli spezzoni di guerra in bianco e nero alle scene del film è orrendo.