DOBERMANN

Parigi. E' un pericolo pubblico il rabbioso Dobermann (Vincent Cassell), rapinatore di banche e furgoni carichi di banconote.

Non meno violenti del giovane capobanda i suoi sette complici, un'accozzaglia di criminali mistici, travestiti, omosessuali, drogati, tra cui la fidanzata, la bellissima sordomuta Nat (Monica Bellucci) esperta in esplosivi.

Finchè il sadico ispettore Christini (Tchecky Karyo), a capo di un manipolo di poliziotti brutti, sporchi e cattivi, come e peggio di loro, passa alle maniere forti.

Insomma i cattivi fanno i cattivi e i buoni fanno i cattivi.

DOBERMANN, squinternato e frenetico poliziesco, tratto da un fumetto, è l'opera prima di un regista proveniente dal mondo degli spot pubblicitari, tale Jan Kounen, che trasferisce nel film un'estetica tipica del videogame e del fumetto, fatta di montaggio frenetico da mal di mare, immagini forti da mal di stomaco e ricche di violenza lasciando da parte i contenuti a favore della forma.

Il tutto se talora fa decisamente presa sullo spettatore, più spesso annoia in quanto privo di originalità anche per le grosse lacune recitative di parte del cast, con interpreti caricaturali al massimo, che giocano a fare i duri.

Il livello estetico del film è quello di un videogame, e nell'ostentazione di una oceanica dose di violenza risulta infantile, regressivo, irresponsabile, diretto a un pubblico tra i 15 e i 25 anni, di supposti vidioti di ambo i sessi, ubriachi di pubblicità, discoteche, pornofumetti violenti.

La splendida Monica Bellucci è l'unica nota veramente positiva.

Furba la scelta del regista: mostrare la sua "sfavillante carrozzeria" ma farla tacere.