L'UOMO DEL GIORNO DOPO

Deserto dello Utah (Usa), 2013. La guerra atomica ha distrutto il mondo e un vagabondo, ex attore, (Kevin Costner) con fucile, mulo e palandrana, si trascina in cerca di compagnia.

Il solitario viandante ha indossato la giacca di un postino morto, si è autopromosso portalettere e distribuisce la corrispondenza abbandonata prima della guerra.

Collegando i baluardi della civiltà a poco a poco la gente si sente rinascere, scrive, consegna le missive.

Il problema che il nostro è andato a infognarsi in un villaggio infestato dagli scherani del crudele generale nazistoide Bethlehem (Will Patton), ex fotografo fautore dello ius prime noctis (chiamalo scemo nda), assai spiccio con i dissidenti.

L'UOMO DEL GIORNO DOPO è un western postatomico e nazionalista, temerario ed interminabile.

Il kolossal futuribile di Kevin Costner che, per mettere in guardia l'umanità dal tricche tracche nucleare e relativa estinzione in agguato, ricicla situazioni post-apocalittiche straviste (senza raggiungere il livello di Mad Max, per dire).

Seminato di metafore e impregnato di patriottismo, mal recitato (specialmente da Kevin Costner) e diretto ancor peggio, ha persino un messaggio incorporato: la circolazione delle notizie è alla base dell'idea stessa di democrazia. Non dimenticando l'idea tipicamente americana che il destino si costruisce, non si subisce.

Come da copione gli abitanti imbarbariti del postduemila vestono da straccioni e usano la spada.

Inoltre è sicuro: dopo la guerra atomica si estinguerà la doccia.