STRANGE DAYS

Los Angeles, 30 dicembre 1999. È il penultimo giorno del penultimo anno del millennio, gli ultimi momenti del 20° secolo, e in città la gente aspetta il ventunesimo secolo soltanto come un altro spettacolo: qualcosa di nuovo e scottante da seguire subito in tv.

La fine di un millennio di un mondo in rovina, in preda all'anarchia, duramente repressa dalle forze dell'ordine in perenne assetto antisommossa.

Intanto il ruvidissimo ex poliziotto Lenny Reno (Ralph Fiennes), anche se turbato per l'abbandono dell'amata rockettara Faith (Juliette Lewis), traffico con lo squid, una nuova droga prelevata dalla corteccia cerebrale e che permette di vivere in prima persona esperienze altrui, con un effetto di assoluta sostituzione dell'io.
L'affare diventa rischioso quando trova la registrazione dell'assassinio del cantante di successo di colore Jeriko One: incredibile, sono stati due agenti a sparare a sangue freddo.

Diffondo la notizia, con le devastanti conseguenze di guerra civile interrazziale, o me lo tengo stretto?

In ogni caso sono nei guai. Mi posso fidare solo di due persone: la bella nera Mace (Angela Bassett), micidiale guardiaspalle dei vip, e il cinico ex agente Max Peltier (Tom Sizemore).

STRANGE DAYS  della dotatissima (e futura premio Oscar) regista Kathryn Bigelow, è un thriller fantascientifico, astratto e realistico, scritto e sceneggiato dal suo ex marito, il mitico James Cameron, traendo spunto dai tumulti razziali scoppiati nel 1992 negli Stati Uniti, seguiti al pestaggio di Rodney King da parte di 4 poliziotti.

La meta-visione del pubblico crea un corto circuito percettivo spiazzante e disorientante: chi guarda cosa con gli occhi di chi? Questa estremizzazione del vouyerismo raggiunge l'acme nell'episodio dello stupro di una prostituta (la Bigelow è la prima regista donna a filmare una violenza sessuale).
Nel cast anche la solita "ragazza sballata" Juliette Lewis.

JULIETTE LEWIS
C'è pure spazio per qualche sentimentalismo qua e là, che non guasta ma il futuro è il solito: buio, corrotto e sballato. C'è lo stereotipo della polizia colpevole, ma con singoli funzionari tutti di un pezzo che restituiscono fiducia alla gente (ma che gente).

Certo a guardarlo oggi l'atmosfera ha perso un po' di fascino: il 2000 è arrivato e, nonostante la presenza di Mario Monti e Pierluigi Bersani, il futuro descritto con così cupo pessimismo, da un pezzo è diventato già ieri senza eccessivi traumi.