SOLDATO JANE

USA. Al bel tenente dei servizi segreti della Marina Jordan O'Neil (Demi Moore), che la guerra la fa dagli schermi di un computer, viene la fregola di entrare tra i rudi commilitoni dei Navi Seals.

Se una donna ha gli stessi diritti di un uomo, perché non può diventare una guerriera nel più rischioso dei corpi speciali?

La politicante femminista annusa il colpaccio: l'affare può portare i voti delle donne. Inoltre la ragazza ha ottime note di servizio.

Nelle camerate, ufficiali e reclute sentono qualche rimescolio, ma il sadico istruttore John Urgayle (Viggo Mortensen) la tratta come gli altri. Anzi, peggio.

E vai con marce sotto la pioggia, soste nella gelida acqua paludosa, torture, mancanza di riposo e di sonno, brutalità, pasti-spazzatura consumati in piedi in non più d'un minuto e mezzo, prove di affogamento, reclusione in gabbia, botte, umiliazioni e urla, urla, urla perenni del prepotente ufficiale istruttore pazzoide.

E l'inevitabile impresa militare.

SOLDATO JANE, probabilmente il punto più basso della carriera di Ridley Scott (mica uno qualsiasi), è un ridicolo, retorico ed eterno fumetto social-militare, un pasticcio femminista-bellicista.
La storia non sta in piedi, nonostante il ritmo forsennato, e le frasi fatte sono un'infinità.

Tra gli attori, tutti sopra le righe, spicca (si fa per dire) l'esageratamente muscolosa Demi Moore con i capelli rasati alla Giovanna d'Arco che parla come un caporale in libera uscita. Ubriaco.

Il tutto consedensato in una battuta della bella ma gasatissima (troppo) soldatessa: «Capo istruttore, mi succhi il c...!».