LA SCHIAVA IO CE L'HO E TU NO

Palermo. Il benestante playboy siciliano Demetrio Cultrera, detto Dedé, (Lando Buzzanca) non sa darsi pace neanche adesso che sta decollando per l'Amazzonia, quando mentalmente ripercorre i suoi guai "amorosi", proprio quelli che che l'hanno spinto su quel volo Alitalia.

Fidanzatosi con la bella, emancipata e ricchissima Rosalba (Catherine Spaak), figlia del locale re del tonno, non sospettava minimamente a cosa andava incontro.

Una volta celebrato il matrimonio era apparso chiaro l'intento dell'algida donna di imporre al marito una vita coniugale di tipo moderno (per l'epoca), che mal si conciliava con gli stereotipi tradizionalisti del coniuge (che poggiava tutte le sue sicurezze di "maschio" sul rapporto classico moglie-marito), e, ancor meno, i continui tentativi di convertirlo ai riti dell'alta società illuminata, con le sue mattane radical-chic.

Come trovare una valvola di sfogo alle mie necessità di "maschio ruspante"? Niente di meglio che un'amante, la matura e focosa, ma anche incontrollabile ed asfissiante Elena.

Di male in peggio.

Meglio trovarsi una schiava, bella, volenterosa e devota, direttamente in loco, grazie al reduce nazista trafficante di carne umana. Non è cosi semplice.

Commedia, che malgrado una partenza frizzante e leggera, cucita addosso al Lando Buzzanca classico, fallisce quando tenta il salto di qualità verso la satira di costume perché riesce solo a sfiorare un tabù (donna oggetto=donna ideale? Emancipazione femminile=frustrazione maschile?) senza però infrangerlo, e senza saperci neppure giocare con sufficiente ironia, rifugiandosi in situazioni prevedibili e a dosi da cavallo di maschilismo, se non misoginia,  spingendosi poi bonariamente verso una deriva sentimental-oide.

La storia della selvaggia bona, seppur pazzesca e con scene policamente scorrette (direi scorrettissime nda) , ha un suo perché considerando che tutto parte dalla crisi di coppia e, soprattutto la prima parte, regge  grazie al talento e alla presenza scenica di Lando Buzzanca e ad alcune idee, come quella della sedia per esempio. Non manca uno spaccato interessante (seppur involontario) dei primi anni '70, con bella mostra delle mode di allora (mobilio freddo ed essenziale... quasi spaziale!).

L'ultimo scorcio è  inutilmente frenetico ma incongruo, si tirano in ballo persini i due poteri secolari, la chiesa e la mafia, ma si sente che manca lo spunto per chiudere in bellezza.