INDIANA JONES E IL TEMPIO MALEDETTO

Shanghai, 1935. L'archeologo americano Indiana Jones (Harrison Ford) al posto dei diamanti pattuiti quale ricompensa per il recupero di un prezioso cimelio riceve un bicchiere di cicuta, ossia un avvelenamento in piena regola.

Trovata miracolosamente la pozione, non senza sparatorie ed inseguimenti, per evitare ulteriori guai scappa con la sexy cantante Willie Scott (Kate Capshaw), promuovendo a guida il cinesino Short Round.

E via verso l'Himalaya e l'India lussureggiante e misteriosa alla ricerca di una rara e sacra pietra preziosa, pietra magica che vale una miniera. D'oro.

INDIANA JONES E IL TEMPIO MALEDETTO, a cura di quel fantasioso inventore di cinema che è Steven Spielberg, è il prequel di "I predatori dell'arca perduta" (1981) con qualche punta di sadismo in più, più tenebroso e cupo.

Un vero e proprio collage di citazioni del cinema avventuroso di serie degli anni '30 e '40, riscattato da un allegro e pimpante senso dello spettacolo.

Ogni sequenza una trovata, una sarabanda di avvenimenti da togliere il fiato e un senso molto fisico dell'avventura.

Insomma si corre a perdifiato sull'ottovolante dell'immaginazione tra mirabolanti avventure, incontri mostruosi e pericoli da brivido.

Molto bella la Capshaw.