7 CHILI IN 7 GIORNI

Roma. L'estetista romano Alfio (Carlo Verdone) e il milanese Silvano (Renato Pozzetto), fornitore di pornoshop, credono di aver avuto l'idea giusta per fare quattrini: aprire e gestire una clinica privata per ciccioni, ricavata da un casale abbandonato, promettendo dimagrimenti miracolosi.

Gli aspiranti magri arrivano a schiere, sottoposti a strani metodi coercitivi basati prevalentemente sul... digiuno in quello che assomiglia a un vero e proprio lager.

Inoltre quando i clienti scoprono di non aver perso un grammo scoppia la rivolta.

Fallita l'impresa, non resta che trasfomare la clinica in una più godereccia trattoria, "Ai due porconi", dove ci si abboffa a non finire.

7 CHILI IN 7 GIORNI è il fiacco e prolisso esordio alla regia di Luca Verdone, il minore dei fratelli, che per il battesimo si fa aiutare dal fratellone Carlo.
Il risultato è controverso, nel senso che la struttura è semplicistica e barzellettara, ricchissima di gag e battute banali e già viste e sentite.

Quella che voleva (?) essere, probabilmente, una satira sulla borghesia sovrappeso e sull'imperante moda delle diete, alla voglia di magrezza e al business del dimagrimento tanto in voga durante gli anni '80 ( e non solo nda) si risolve in una serie di gag a raffica tra grassoni che sbuffano, piatti desolatamente vuoti e sfibranti lezioni di ginnastica.

Il film si salva dal naufragio totale, come spesso capita alla commedia all'italiana, solo grazie alla presenza di alcuni simpatici caratteristi a contorno dei protagonisti, a cominciare dalla tanto amata e indimenticata Sora Lella.