THE TRUMAN SHOW

Seahaven (Usa). L'esistenza del timido assicuratore Truman Burbank (Jim Carrey), sposato alla dolce infermiera Meryl (Laura Linney) scorre senza scosse per i primi trent'anni (un po' meno: 10909 giorni).

Tutti lisci come l'olio nella tranquilla e agiata comunità suburbana.

Un giorno, però (con ritardo rispetto agli spettatori), scopre che questo quadro idilliaco è una gigantesca messinscena. 

In pratica è l'ignaro protagonista di una soap opera, nientemeno che il più grande successo della storia della Tv, allestita in uno studio televisivo grande come un'intera regione di cui è l'unica persona vera filmata da telecamere invisibili.

Infatti il "Truman Show" è un programma televisivo con alti indici di gradimento e ingenti introiti pubblicitari, che lo riprende giorno e notte, impiegando circa cinquemila telecamere e va in onda da quando è nato, abbandonato in fasce dai genitori e praticamente "adottato" dal network.

Tutti gli altri sono attori, guidati dal produttore-demiurgo Christov (!!!) ( Ed Harris).

Originalissimo, spiritoso eppure angosciante film d'autore dell'australiano Peter Weir che con THE TRUMAN SHOW, che deve il suo successo alla bella sceneggiatura, irruppe sul grande schermo con una profezia tanto azzardata quanto azzeccata.

La previsione di una televisione dal superpotere sempre più incontrollato e dell’impatto che i reality show avrebbero avuto sui telespettatori si attuerà da li a poco.

Notevole l'idea e l'ambiziosa, astuta e crudele metafora della vita.

Buono il ritmo, le trovate si susseguono (le pubblicità, le azioni delle comparse, che si mettono in movimento quando Truman passa, il terrore inculcatogli per navi, col "padre" scomparso in mare e aerei, un poster con un fulmine che ne trapassa uno, perché non deve lasciare la città).

Tutto funziona, compresa la sua lenta presa di coscienza del bluff.

Altro miracolo: lo smorfioso Jim Carrey divenne di colpo un attore coi fiocchi.