MIMIC

New York. L'entomologa Susan Tyler (Mira Sorvino) dà l'annuncio alla stampa: siamo riusciti a debellare il terribile virus che uccide i bambini generato dagli scarafaggi.

Giocando a fare Dio (a fin di bene) la scienziata ha creato in laboratorio un insetto predatore geneticamente modificato capace di vivere il tempo necessario per distruggere la specie infetta. Un'arma biologica, in pratica.

Tre anni dopo la manipolazione genetica strane sparizioni iniziano ad avere luogo...

Ben presto, anche grazie a due bambini, si capirà che la sua creatura non solo non si è estinta come avrebbe dovuto, ma è ingannevole nel suo aspetto (si mimetizza) ed è affamata di carne umana.
Più che sufficiente film di genere questo horror genetico del messicano (in trasferta) Guillermo Del Toro che pur partendo alla solita denuncia dell' uso sconsiderato (?!?) della sperimentazione genetica, dall’altra pone l’accento sulla tendenza dell’uomo a essere un pericolo per le altre specie.

Sullo sfondo di una Manhattan da fumetto si muove con astuzia questa creatura che dagli uomini ha imparato l’arte omicida; una creatura dalle scarpe bizzarre che solo un bambino autistico riconoscerà prima che gli altri si accorgano del pericolo.

Il film, dopo una prima parte di una rassicurante quotidianità, vira verso il gotico quando si inoltra nei sotterranei newyorkesi, tra i tunnel del metrò e nelle buie e sudice fogne della città dove si nasconde il pericolo della gigantesca e ripugnante blatta.
Una volta individuato il “male”, il film cambia aspetto – si mimetizza – per assecondare linguaggio, stilemi e cliché del genere fantascientifico con annessi richiami al cinema sci-fi, a partire da Alien.

 L'ottimo e variegato cast (c'è anche il nostro Giannini in un ruolo convincente) viene ottimamente diretto dal regista, ben prima della notorietà che lo attende al varco (HELLBOY).