L'ULTIMO SOGNO

California. Ha sempre avuto il desiderio di una splendida casa sulla scogliera lo scorbutico ed eccentrico architetto, cinquantenne, George (Kevin Kline).

In effetti la sua abitazione è a picco sul Pacifico, ma è più simile ad un tugurio che a una villa con piscina.

Di chi è la colpa?

Certo del divorzio dall'amata moglie Robin (Kristin Scott Thomas), che ha trovato un marito alternativo, forse anche del licenziamento dall'azienda.

Inoltre, in cattivi rapporti con sé stesso e col prossimo, apprende anche di avere un tumore incurabile e pochi mesi di vita.

Nei pochi mesi che gli restano, decide di far pace con il figlio ribelle Sam (Hayden Christensen), punk e tossicomane.

Ragazzo mio, vuoi aiutarmi a realizzare l'ultimo sogno, che metta fine a questa sofferenza indicibile? Caro papà quanto ti voglio bene.

L'ULTIMO SOGNO, è un dramma cancerogeno diretto con ruffiano cinismo dal regista Irwin Winkler che, dopo una prima parte non priva di artificiosa vivacità, scivola nel melodramma edificante e strappalacrime al servizio del commediante Kevin  Kline, qui poco convincente e fin troppo impegnato nel dimostrare la sua bravura sul registro patetico.

La sceneggiatura è sempre la solita (uomo gravemente malato si ricorda di ricostruire i rapporti con la famiglia nda) ed è, come sempre in questi casi, molto ricattatoria.

Il film utilizza la costruzione della casa come metafora della ricomposizione dei sentimenti familiari (da questo punto di vista il titolo originale è più illuminante) e rende il film commovente ma a volte troppo stucchevole.

La sensazione è che l'effetto lacrima sia eccessivamente ricercato nonostante il tentativo antiretorico del valido cast, che sfoggia anche la sensuale ed antipatica Kristin Scott Thomas.