L'OSPITE INATTESO

New York. E' arrivato dal Connecticut per una conferenza, lo scostante vedovo Walter Vale (Richard Jenkins), professore universitario di economia, rimasto vedovo, che insegna ormai svogliatamente e vive monotonamente in una cittadina della provincia americana.

Lascia passare i giorni nel vuoto dell'apatia. Tiene lo stesso corso da vent'anni, e forse da vent'anni ha smesso di far ricerca.
Sostiene d'essere impegnato nella scrittura d'un libro, il quarto di tutta la sua carriera, ma si tratta d'una menzogna evidente, raccontata soprattutto a se stesso.

Accettato di malavoglia di sostituire un collega a una conferenza nella Grande Mela, scopre che il suo appartamento, dove non entrava da anni, è stato affittato con l’inganno ad una giovane coppia di clandestini, il siriano Tarek, che suona il djembe in un gruppo jazz, e la senegalese Zainab, disegnatrice di gioielli.

Dopo lo sconcerto iniziale, Walter trattiene i due: restate, finchè non vi sistemate.

Inizia così con Tarek un’amicizia nel nome della musica.

L'OSPITE INATTESO  è un toccante dramma sull'amicizia e sull'emarginazione, che si scaglia contro le ottuse leggi sull'immigrazione, amplificate dalla fobia antiaraba dopo l'11 settembre.

Tutto ruota attorno alla figura di Richard Jenkins, perfetto “ordinary man”, che fa economia sulla propria vita, cercando di restare legato al passato attraverso uno strumento –il piano- per cui non è portato, salvo scoprire accidentalmente di avere un cuore che batte ancora, al ritmo di un tamburo africano.

Il regista Tom McCarthy fa un cinema civile e personale, delicato, sentimentale, non refrattario allo svolazzo appena appena buonista ma documentato e determinato.

Un film struggente, essenziale nella sua semplicità.

Il sorprendente Richard Jenkins, su cui poggia tutta la carica drammatica,  catapultato a 54 anni dal purgatorio dei caratteristi all'Olimpo dei bravi attori.