THE HURT LOCKER

Iraq, 2004.  Quando tutto quel che resta del suo predecessore finisce in una "cassetta del dolore", pronta al rimpatrio, alla EOD (unità per la dismissione di esplosivi) arriva il biondo sergente William James (Jeremy Renner), un uomo che ha disinnescato un numero incredibile di bombe e sembra fregarsene del rischio attentati, a Baghdad come nel deserto.
Il pericolo è il suo mestiere, uno che non conta i giorni, un volontario che ha scelto quel lavoro e da esso si è lasciato assorbire fino al punto di non ritorno.

Il Sergente Sanborn, un povero Cristo, fa una fatica boia a tenere a freno il suddetto spavaldo pari grado.

Convulso e crudo, denso e serrato, dramma sulla follia della guerra, ben confezionato dalla superdura Kathryn Bigelow, che si srotola come un documenatrio, fra scene buie e facce sempre uguali, stravolte dalla tensione (o paura).

E quel sentimento di dipendenza, al confine –già più volte esplorato- tra coraggio e alienazione.

Ricordo e critico soprattutto l'alzata di scudi della critica "militante" (quasi tutta) che all'epoca ha bocciato il film  (premiato con sei esageratissimi Oscar, tra cui film e regia nda) in quanto diseducativo e "bushiano" se non, peggio (per loro) "reganiano", poco in sintonia con il suo presidente ridicolmente premio Nobel per la pace.

Facile ricordare che la guerra in Irak c'è stata e ricordare aspetti poco conosciuti non è reato politicamente scorretto.

Certo a qualcuno piace crogiolarsi nelle trame che vedono come protagonisti un intellettuale in depressione, una donna "che si mette in gioco" o che ripercorre il suo "vissuto", un precario che filosofeggia o una single (leggi zitella) in crisi ideologica. O il film di "denuncia civile"  o che affronta "il malessere giovanile".

Qui invece voglio ricordare i cinque minuti finale. Saranno trent'anni che ce la menano col soldato che una volta tornato a casa si macera nei sensi di colpa, si droga per dimenticare, diventa pazzo e fa una strage, ha gli incubi, si attacca alla bottiglia , piagnucola, mena mogli e figli e si proclama disadattato.

Qui no. Il soldato in questione, quello di questo THE HURT LOCKER  torna sì a casa, non solo non dà di matto, ma dopo un pò sceglie di ripartire per il fronte, felice e contento di essere bravo nel suo lavoro.

"Hanno bisogno di artificieri laggiù"

La frase asciutta e diretta che dice alla moglie.

E così l'uomo, il soldato, lo ritroviamo in una via di Baghdad che s'appresta a disinnescare un ordigno.

E la regista per il critico "sinistroide" cade nel peccato mortale: "ma come, una donna che non si erge a Madonna del Pacifismo?"

Guardatelo. Vale la pena.