SEVEN

Usa. Il primo della lista è un immondo grassone inzeppato di cibo fino a farlo soffocare con la faccia immersa negli spaghetti, in un brulicare di scarafaggi (Gola).

Il martedì tocca ad un avvocato famoso e costoso (difende malavitosi nda) obbligato a tagliarsi via dal corpo una libbra di carne e a morire dissanguato (Avarizia).

Opera di un serial killer, che s'é battezzato John Doe (Kevin Spacey) col nome proverbiale dell'americano comune come a dire di non sentirsi diverso dagli altri,  e che compie assassinii moralistici all'insegna dei sette peccati capitali, ispirandosi nei modi dell'ammazzare a Dante, Shakespeare, Chaucer.
Ad indagare sul caso si ritrovano l'anziano poliziotto di colore William Somerset (Morgan Freeman), vecchio poliziotto disilluso a pochi giorni dalla pensione, e David Mills (Brad Pitt), giovane collega nervoso e irruente.

SEVEN è un ottimo thriller dell'allora semisconosciuto David Fincher che possiamo serenamente definire un folgorante inizio divenuto un punto di riferimento del genere. 

SEVEN è un film cupo, crudo e senza speranza che ti prende alla gola dalla prima scena per lasciarti senza fiato in un finale agghiacciante ed imprevedibile.

Gli interpreti sono eccezionali, tutti al loro posto, a cominciare dagli agenti Freeman e Pitt, fino allo strepitoso luciferino Spacey, la cui interpretazione non ha nulla da invidiare ad un altra superba interpretazione del grande cinema: Anthony Hopkins ne Il Silenzio degli innocenti. Anzi, devo ammetterlo: per me è superiore (anche il film, malgrado la differenza di statuette).

Brava Gwyneth Paltrow nel breve ruolo della moglie del giovane detective.

Splendida la (sporca) fotografia.

E' stato anche un grosso successo commerciale: un budget di 30 milioni di dollari ne ha generati oltre 316 di incasso mondiale lordo