SERAFINO

Abruzzo. Il giulivo pastore idealista semianalfabeta Serafino (Adriano Celentano) porta a pascolare le pecore dell'avarissimo zio Agenore (Saro Urzì).

Intanto flirta distrattamente con la dolce cugina Lidia (Ottavia Piccolo) e si spupazza la disponibile quasi eremita Asmara (Francesca Romana Coluzzi).

Proprio uno strano tipo questo pastore dal "cuore d'oro", tanto che i parenti (serpenti) vorrebbero far passare per matto.

Disimpegnata, chiassosa e sguaiata commedia agreste del grande Pietro Germi, che si allea con il perenne portatore sano di filosofia naturista Adriano Celentano per una sparata (abbastanza banale e buonista) contro i guasti e lo stress del mondo moderno contrapposto alla sanità della vita di campagna, condita dal battersi dell'individuo contro le costrizioni e le ipocrisie sociali.

Un ingenua glorificazione di una realtà pastorale rozza e spontanea (ormai scomparsa nda), un anarchismo da parrocchia, tra luoghi comuni e figurine stereotipate.

Piuttosto, la grettezza dei parenti di Serafino non fa altro che dimostrare che, città o campagna, la meschinità, l'invidia e le maldicenze sono dovunque. Infatti SERAFINO è anche  (forse soprattutto) un legittimo attacco (come in altri film di Germi) all'ipocrisia dell'istituto matrimoniale e della famiglia.

Forse manca quel pizzico di cattiveria in più che ci si sarebbe aspettati da un regista come Germi, e che avrebbe dato più forza a questa storia di parenti serpenti che si accaniscono sul povero Serafino.

Nel cast femminile, più che la Piccolo direi che brilla senza dubbio la Coluzzi, seppure imbruttita per il ruolo.