LA VERSIONE DI BARNEY

Montreal, 1974. Rimasto presto vedovo dopo il suo primo matrimonio con una pittrice esistenzialista e suicida,  il produttore ebreo di soap opera Barney Panofsky (Paul Giamatti) si risposa con la ricca e ciarliera P (Minnie Driver), ma già al party nuziale s'innamora follemente dell'algida Miriam (Rosamund Pike), speaker garbata (di radio).

La tampinerà a lungo, prima che la ragazza alzi bandiera bianca e diventi la sua terza moglie e madre dei suoi due figli.

Figlio affettuoso di un poliziotto in pensione col vizio del sesso e degli aneddoti cafoni (Dustin Hoffman), Barney è stato incalzato a lungo dalle ambizioni e dalle calunnie del detective O’Hearne, convinto da anni del suo coinvolgimento nella scomparsa di Boogie, amico licenzioso e scrittore dotato.

Proprio dopo l’uscita del libro di O’Hearne, che lo accusa di omicidio e di ogni genere di bassezza, Barney si decide a dare la sua personale versione dei fatti, realmente accaduti, ripercorrendo la sua (mal)educazione sentimentale e la sua vita fuori misura, consumata nell’Italia degli anni Sessanta e perseverata in Canada, tra una boccata di sigari Montecristo e scolando whiskey al Grumpy's Bar.

LA VERSIONE DI BARNEY è un avvincente mix di commedia e dramma, la storia, bizzarra e semiseria, di un uomo ansioso (di fatto un uomo come tanti) di rincorrere i sogni proibiti.

Paul Giamatti, diretto da Richard J. Lewis, rosso da giovane e brizzolato da anziano, attraversa da grande attore quarant'anni di corna, sigari, whisky, tra due continenti e tre mogli.

Dustin Hoffman è una spalla notevole e magnifica, Rosamund Pike graziosa.