DON CAMILLO MONSIGNORE...MA NON TROPPO

Roma. Chi l'avrebbe mai detto, il sindaco di Brescello, il sanguigno Peppone (Gino Cervi) si è trasferito a Palazzo Madama dopo l'elezione a senatore. Neanche a farlo apposta, nella capitale si ritrova faccia a faccia con l'antico rivale Don Camillo (Fernandel) nominato vescovo.

La città eterna sarà la più bella del mondo, ma il nostro paese della Bassa è un altra cosa e i nostri eroi non ti tengono ad essere comparse obbedienti. Finché una lite coi fiocchi al paesello tra rossi e bianchi (per costruire la casa del popolo bisognerebbe demolire una cappella votiva) convince i piani alti di Vaticano e Pci a spedire proprio loro due lassù come pacieri.
I nostri quindi, partono immediatamente e, con loro grande sorpresa, si ritrovano nel vagone letto di un treno.

Dopo essere arrivati a Brescello iniziano le loro grane: la costruzione della Casa del Popolo e la rimozione della cappella dedicata alla Madonna, il matrimonio del figlio di Peppone, il funerale di un ragazzo comunista....

Quante baruffe prima del nuovo fraterno abbraccio.

DON CAMILLO MONSIGNORE...MA NON TROPPO è la quarta tappa delle tragicomiche disavventure dei due adorabili amici-nemici inventati da Giovannino Guareschi: l'autore ancora al timone, il venerabile Carmine Gallone, già dal lontanissimo 1931 cliente fisso di Cinecittà, li ha sbattuti a Roma quasi per dimostrare con trent'anni di anticipo sui leghisti duri e puri alla Bossi quanto il Palazzo non s'addica ai dilettanti della politica.

Un film genuino e fragrante come l'aria della Padania. L'inventiva è in calando, ma tutto sommato divertente, anche se la nostalgia fa capolino.

I nostri cari eroi sono invecchiati e danno luogo a una rievocazione piacevolmente nostalgica, brizzolata e malinconica ma ben riuscita e con episodi fondamentali (su tutti quello della schedina al Totocalcio di "Pepito Sbazzeguti").