IL 7 E L' 8

Palermo. Si scontrano frontalmente all'angolo mentre corrono per le viuzze della città lo sfacciato taroccatore e ladruncolo (libero professionista) Tommaso Scavuzzo (Salvo Ficarra) e lo svogliato studente di legge di ottima famiglia Daniele La Blasca (Valentino Picone), con tanto di fidanzata.

Finiti in ospedale, apprendono, a poco a poco, frequentandosi e scontrandosi, una sconvolgente realtà: trentun anni prima, nel 1975, nel reparto maternità della clinica in cui vennero alla luce i neonati delle culle numero 7 e numero 8 furono scambiati da un infermiere che giocava a fare Dio.

Così il teppistello non è l'orfano di un cameriere, bensì il figlio di un rigido colonnello dei carabinieri, che, ovviamente, non è il padre dell'altro.

La loro vita non sarà più come prima.

Buffa, più che spassosa, commedia surreale del tandem tv Ficarra&Picone, aiutati nell'impresa dal terzo co-regista, Giambattista Avellino, già regista tv e radiofonico.
La storia è ancora piuttosto esile, qualche personaggio (Remo Girone, Arnoldo Foà) ha l'aria dell' intruso, ma i due protagonisti sono simpatici, fanno della dialettica la loro arma e non c'è una volgarità neanche a pagarla. Non è poco.

Ficarra & Picone, lanciati dal piccolo schermo da trasmissioni cabarettistiche tipo Zelig e L'ottavo nano, avevano esordito al cinema nel 2002 come attori in "Nati stanchi" e con questa commedia provano il grande salto di qualità passando alla regia.
La pellicola ha il ritmo, i colori, l'equilibrata alternanza di situazioni tipicamente cinematografiche. Si sente il sapore del film e non della tv. Insomma la perdita di smalto nella trasposizione TV - cinema è sventata.