MUTANDE PAZZE

Roma. La prorompente Stefania (Eva Grimaldi) si precipita dal regista Tinto Grass (!) che cerca due nuove natiche d'oro da lanciare sul set.

Purtroppo anche la sua amica universitaria Beatrice (Barbara Kero) insegue ancheggiando l'identico obbiettivo.

Intanto la conduttrice televisiva Amalia (Monica Guerritore) colleziona pezzi grossi nel proprio letto: basta con i programmi pomeridiani, ora pretendo la prima serata.

E una rapida carriera è pure il traguardo della disinibita valletta Alessia (Debora Cali).

MUTANDE PAZZE è lo sgangheratissimo esordio cinematografico, che si spinge ben oltre i Bastioni di Orione del trash, del prode tuttologo (tranne che regista?) Roberto D'Agostino, che racconta le "imprese", tra squallori e miserie, di quattro soubrette quarantenni per le quali il sesso fa rima con successo, soprattutto quando cominciano a sentirsi sorpassate.

Strip, reggiseni e, naturalmente come da titolo, mutande, non bastano a dar sapore a una satira offensiva per stupidità e deprimente per sguaiataggine, con doppi sensi già stantii un secolo fa.

I dialoghi sono sicuramente irritanti, ma che fa, parlano, benissimo, i sederi in esposizione.

Insomma manufatto in tutto e per tutto d'impianto televisivo che solo per convenzione dobbiamo chiamare film, anche se dissacrante (quando non feroce verso il sottobosco televisivo) al punto di restare nel limbo vedendosi precluso il passaggio proprio in TV.

Solo una riflessione: MUTANDE PAZZE anticipa le rivelazioni postribolari di Vallettopoli?