FRATELLI D'ITALIA

Tre episodi il cui filo conduttore è un'automobile a noleggio che passa nelle mani di tre conducenti diversi, ognuno impegnato nell’immancabile disavventura.

Il borgataro e mitomane romano Cesare (Christian De Sica), commesso in un negozio di scarpe, si fa credere Christian, figlio del mega industriale Gardini, sale a bordo di uno yacht per vip e prova a spupazzarsi una raffinata biondina (Nathalie Caldonazzo).

Il voglioso e vantone pubblicitario veronese (Jerry Calà) scommette con gli amici del bar che riuscirà a conquistare la ben tornita moglie (Sabrina Salerno) del principale, il re del pandoro Sauli (Gian).

Lo sfegatato tifoso milanista Carlo Verdone (Massimo Boldi), in viaggio verso l'Olimpico per la partitissima Roma-Milan, dà un avventato passaggio a due ultrà giallorossi (Maurizio Mattioli e Angelo Bernabucci), romanisti e romani della peggior razza, brutti, sporchi e cattivi.


La commedia italiana degli anni '80 al suo livello più basso in questa sciapa trilogia paracomica con tre barzellette malamente legate dalla stessa incolpevole auto di cui, diretta da un Neri Parenti ancora lontano dai fasti commerciali delle serie natalizie. Va da sè che la trama (per così dire) non sia il massimo: il film sfrutta tutti i luoghi comuni del maschio italico: l'amante, le corna, il tifo calcistico e chi più ne ha......

La storiella più divertente è quella con Massimo Boldi, la più scema (e tirata in lungo) quella di Jerry Calà, che in compenso mette in mostra le migliori doti, non propriamente artistiche, dell'esuberante Sabrina Salerno, mentre De Sica, da solo, cerca di dare un senso all'episodio che lo vede protagonista come finto figlio di Gardini.



Può infatti sbizzarrirsi con la sua macchietta preferita (il giovane riccone snob con parlata da pugni in faccia).