DON CAMILLO

Brescello (Reggio Emilia). Che baldoria in paese: i comunisti hanno stravinto le elezioni e il burbero Peppone (Gino Cervi) è eletto sindaco.

Il parroco, l'ostinato Don Camillo (Fernandel), non è assolutamente contento della cosa e tanto per disturbare suona le campane all'impazzata.

Il primo cittadino non perde tempo e annuncia l'imminente costruzione della Casa del popolo e il prete, l'altra autorità del paese che non trova nemmeno i fondi per completare il doposcuola, si mangia le mani dalla rabbia.

E tra un litigio e una riconciliazione alla fine scoprono di essere amiconi.

Dall'immortale capolavoro di Giovannino Guareschi, inconsapevole inventore del compromesso storico (più umano che politico), DON CAMILLO è un film in bianco e nero ancora oggi gustosissimo per arguzia e strapaesana bonomia.

Il paese di Brescello, con le sue baruffe e le sue ripicche, divenne lo specchio di un'Italia intera.

Campione d'incasso della stagione 1952-53, è il 1° di una serie che continuò fino al 1965 con 5 film.

Nonostante le intenzioni conservatrici dell'autore e pur riflettendo il clima integralista da guerra fredda degli anni '50, la commedia strapaesana trovò spettatori e consensi più o meno espliciti a destra e a sinistra perché, in fondo, i due tradizionali nemici della battaglia politica, con annessi lambrusco e tortellini, sono in realtà due facce della medesima medaglia.

Conterranei della provincia italiana del dopoguerra si capiscono e si stimano; divisi sulle faccende locali, si trovano spesso uniti contro il mondo esterno.

Il colpo di genio del produttore (Peppino Amato per Rizzoli) fu di affidare una materia così italiana (ma esportabile, come dimostra il successo internazionale dei libri di Guareschi) a un regista, Julien Duvivier e a un attore francese, quel Fernandel che è addirittura irresistibile quando dialoga con Nostro Signore (con la voce di Ruggero Ruggeri) sulla croce.

Gino Cervi, l'ultimo rosso, è indubbiamento più valido di Bersani e compagni.

Un cult assoluto, una commedia che strappa il sorriso anche alla decimillesima visione.