BETRAYED - TRADITA

Chicago. L'aggressivo conduttore radiofonico (ebreo) di una trasmissione violentemente antirazzista viene fatto fuori tra il gaudio ben celato di mezza città.

Il capoccia dell'Fbi fa indossare i panni da mietitrebbia in gonnella alla sua agente più in gamba, Cathy Weaver (Debra Winger) e la invia, sotto falsa identità, nel profondo sud, in una comunità agricola, dove sembrano indirizzare le tracce del delitto razzista e per indagare sul sanguinario gruppo razzista che firma le sue imprese con la sigla "ZOG".

Il sospettato numero uno è il bel tenebroso Gary Simmons (Tom Berenger), muscoloso agricoltore, reduce del Vietnam (sai la novità!), vedovo, padre di due bambini, rispettabile.

Probabilmente di destra (fascista?), lo si capisce al primo sguardo, anche se è un bravo padre, tenerissimo con i suoi due bambini e con la vecchia madre Gladys.

In effetti la difficoltà principale per l'agente le viene proprio dal fatto che questi "farmers" bianchi, vicini alla rovina economica, sono a prima vista delle persone proprio a modo: premurosi in famiglia, sempre a messa la domenica, forse un tantino rudi ma anche capaci di suscitare una schietta simpatia.

E l'amore, si sa, è cieco. Soprattutto al buio, sotto alle lenzuola.

Il regista Costa-Gravas, in un film che non è certamente il primo sul Ku Klux Klan e sui movimenti di destra dell'America definita "profonda" (?), utilizza un' arma e un ottica nuova: il melodramma politico intriso nella denuncia sociale riverniciato di giallo (d'azione).

La prima parte fila via bene ed è avvincente (è lui o non è lui?), poi, mettendo troppa carne al fuoco, la tensione si allenta e si finisce in stile Ok Corral e raggiunge alti livelli di inverosimiglianza.

BETRAYED - TRADITA rimane, comunque, un film duro che nel suo pessimismo arriva a segno, concepito sicuramente sotto la spinta di profondi convincimenti antirazzisti,  illuminato dalla presenza dell'intensa Debra Winger che , doti fisiche evidenti a parte, regge meglio la scena del ciondolante Tom Berenger.

Insomma un film più che commestibile, pur con tutti i limiti di una impostazione pesantemente condizionata da istanze ideologiche (a senso unico) del regista.