ABUSO DI POTERE

Los Angeles. Si prende una bella strizza la dolce  e piacente Karen Carr (Madeleine Stowe) quando un ladro colto in flagrante, prima di fiarsela la minaccia con il coltello alla gola.

Non temere la rassicura l'affettuoso marito Michael (Kurt Russell): con l'agente Pete Davis (Ray Liotta) siamo in una botte di ferro.

Ma il piedipiatti, fin troppo tenero con la signora che l'ha prontamente invitato a cena, si dimostra spietato, conciando per le feste il topo d'appartamento finito nelle sue grinfie.

Chiari ormai i suoi paranoici intenti di onnipotenza (conquistare lei eliminando lui) l'ingelosito maritino azzarda: grazie, non abbiamo più bisogno di lei.

Niente da fare, il poliziotto ha ormai deciso che la donna sarà sua.

Ammazza, che delinquente sto' sbirro.



ABUSO DI POTERE è l'ennesimo thriller, con qualche velleità di critica sociale, sulle insidie rappresentate dai rapporti di amicizia, con l'aggiunta della divisa.
Nel film di Jonathan Kaplan infatti l'elemento nuovo è che l'insidia proviene stavolta da un tutore dell'ordine, un Ray Liotta (molto bravo peraltro nel suo minaccioso istrionismo) in versione paranoica, perfetto nella parte di questo poliziotto violento, sadico e psicopatico con quel sorrisino beffardo e gli occhi di ghiaccio.

La descrizione di come riesca ad entrare nella vita idilliaca della ricca coppietta per poi iniziare a rovinargliela è perfetta ed avvincente.

Kurt Russell invece è piuttosto dimesso, ma almeno ha avuto il piacere di girare una sequenza simil-erotica con la sempre dolcissima Madeleine Stowe.

Per il resto, il film mostra la solita escalation psicologica e fisica che lo fa assomigliare a tantissimi prodotti del genere, con una regia che non mostra particolari elementi di personalità.

Finale ad alto tasso di prevedibilità.