TRAFFIC

Tre episodi, in un’America che ti fa accapponare la pelle.La droga mina la società alle fondamenta, infiltrandosi a ogni livello.
A Washington il granitico giudice Robert Wakefield (Michael Douglas) impegnato in contatti politici ad altissimo livello, sposato alla dolce moglie Barbara (Amy Irving), è nominato coordinatore federale antidroga dell'Ohio: si accorge solo troppo tardi che il nemico è in casa visto che la figlia adolescente Carolyne è entrata nel tunnel, arrivando a prostituirsi per procurarsi le dosi per bucarsi. Che dolore!

A San Diego, in California, lo stile di vita patinato di una famiglia alto-borghese nasconde una realtà terribile. Proprio lo stimato padrone di casa, Carlos Ayala (Steven Bauer) è il capo del commercio illegale, pronto a eliminare senza pietà chiunque incroci il suo cammino. Finito in manette (incastrato in fase processuale da un testimone eccellente) l'insospettabile e spietato mega importatore di coca sarà l'ignara (in un primo momento) moglie incinta Helena (Catherine Zeta-Jones) a proseguire, con sorprendente senso per gli affari (sporchi), il redditizio lavoro del consorte.

Al di là del confine, in Messico, è lotta all’ultimo sangue tra "cartelli rivali", investigatori corrotti e semplici poliziotti, tra cui i piedipiatti Javier Rodriguez (Benicio Del Toro) e il collega Manolo Sanchez che cercano disperatamente di non farsi travolgere. Un intrigo allucinante, che converge verso un unico punto: la battaglia di poche persone, ancora inspiegabilmente e testardamente oneste, contro la marea montante del Male, tra pressioni e tentazioni.
Ohibò, dirige il gioco il losco generale Salazar (Tomas Milian) in combutta proprio con i cartelli della droga che dovrebbe sgominare.

Eccellente poliziesco, un film di denuncia, del dotato Steven Soderbergh, che intreccia con grande e virtuosistica abilità tre storiacce di droga e dolore.
Soderbergh gira "sporco", con molta camera a mano, come se il film fosse un susseguirsi di servizi di un "tg". Colori che cambiano a seconda dei luoghi (le scene messicane sono riprese in ocra; in blu nel pezzo meno intenso ma più doloroso, quello con MIchael Douglas) improvvise esplosioni di violenza, rari lampi di luce, riuscendo a tenere sempre alta la tensione.

Si avvale della forte presenza scenica di un Benicio del Toro (oscar) capace di esprimere dolore e sicurezza insieme con un semplice movimento delle labbra. La coppia Douglas/Zeta-Jones non conferisce particolare glamour a un film corale.
Quattro Oscar: regia, sceneggiatura, montaggio e, come già detto, Benicio Del Toro.