STARGATE

Los Angeles. Il giovane egittologo Daniel Jackson (James Spader) scopre che il gigantesco anello di materiale ignoto su cui sono incise sette misteriose iscrizioni, trovato nel 1926 vicino alla piramide di Cheope a Giza (Cairo), è uno stargate, una “porta del cielo”,: all'incirca, ammesso che si possa spiegare tecnicamente, un portone interplanetario spalancato su un altro mondo.

Facendo da cicerone al muscoloso colonnello Jack O'Neill (Kurt Russell) e ai suoi soldati, l'occhialuto studioso, attraversando la “porta”, approda su un pianeta di una lontana galassia, il pianeta Abydos, un nuovo Egitto rifatto a somiglianza di quello antico, dove un crudele Faraone (di sesso incerto), l'immortale Ra (Jaye Davidson, quello della "Moglie del soldato", per capirci) tiene in schiavitù il popolo del deserto.

Vi aiuteremo noi a liberarvi dal giogo del tiranno. Più facile a dirsi che a farsi.

Un incrocio fra Lawrence d’Arabia, I dieci comandamenti e la saga di Guerre stellari: così venne definito negli Stati Uniti STARGATE per il modo in cui frulla insieme effetti speciali vertiginosi e scenari da kolossal storico d’altri tempi.

Infatti parte come una bomba lo spettacolare e astuto balocco tecnologico da svariati milioni di dollari del regista Roland Emmerich (Indipendence Day, 2012), un genio degli effetti speciali, che lascia senza fiato nel primo tempo ma rimane senza argomenti appena esaurita la pur ampia scorta di botti, diventando banale e prevedibile.

Simpatici e ben assortiti i due attori protagonisti, a cui il copione non richiede granché: il fin troppo compito James Spader di "Sesso, bugie e videotape", e l'impetuoso Kurt Russeil, un militare integro e coriaceo nella migliore tradizione yankee.