SONO FOTOGENICO

Roma. Si è messo in testa di diventare attore il nullafacente (rampollo di buona famiglia borghese) fanatico di cinema Antonio Barozzi (Renato Pozzetto) che dalla natia Laveno approda alla Pensione Primavera con i soldi di mamma e papà per inseguire il suo sogno.

Subito spolpato dall'avvocato manager Pedretti (Aldo Maccione) finisce in un giro di film a luci rosse e si lancia in uno svogliato flirt con Cinzia (Edwige Fenech), starlettina più delusa di lui e un pò lasciva, che lo accoglie tra le lenzuola per fare un dispetto al proprio uomo.
Dopo una serie di vicissitudini che lo portano anche a conoscere alcune stelle del cinema italiano, si illude di aver fatto centro quando il produttore italo americano Del Giudice (Michel Galabru) l'invita per un provino a Hollywood: chissà magari vinco l'Oscar.

Invece un incidente sul set lo azzopperà costringendolo a tornare a casa, sul natio lago, con le pive nel sacco.
Finirà per sposare la fidanzata storica e a lavorare in banca.

Pozzetto all'apice della carriera, tra le mani di un regista come Dino Risi: ne esce una gradevolissima commedia, che dipinge con una certa acidità il sottobosco delle produzioni romane che lui ben conosceva e che ironizza (in maniera quasi metacinematografica) sull'odissea senza fine dei tanti poveracci calati a Cinecittà col miraggio del cinema e puntualmente trombati, peggio dei comunisti alle elezioni.
Gli attori sono bravi, a cominciare dal protagonista, efficacemente retorico, un fuoriclasse nell'interpretare ruoli del genere, tra l'ingenuo e lo stralunato, ma sempre con solidi valori.
La Fenech, fidanzata del geloso Gino Santercole, ricopre un ruolo d'attrice opportunista e pronta ad infilarsi nel letto di un produttore per far carriera.

In più nel film ci sono scene comiche di rilievo assoluto (il provino in cui Pozzetto si denuda, la reazione davanti alla Fenech che si spoglia, Tognazzi che si ingrifa con la Del Santo... solo per citarne alcune) ed un Aldo Maccione semplicemente strepitoso (probabilmente il personaggio più riuscito).

Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Barbara Bouchet e Mario Monicelli nel ruolo di sé stessi nei vari cameo sono squisatamente autoironici.

Struggente ed esilarante, commuove e diverte; rappresenta l'arco della vita stessa. I sogni, le aspettative, la disillusione, la cruda realtà.